la mostra del cinema di venezia tappeto rosso

Trame dei lungometraggi in concorso alla 62° Mostra del Cinema 2005

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Pupi AVATI, La seconda notte di nozze (Italia) con Antonio Albanese, Katia Ricciarelli, Neri Marcorè

La nuova vita di Liliana, vedova nell’Italia del secondo dopoguerra, tra vecchi odi e rinnovate passioni.
Secondo dopoguerra. Rimasta vedova e in difficoltà economiche, Liliana (Katia Ricciarelli) è costretta ad abbandonare Bologna insieme al figlio Nino (Neri Marcorè), che scopre per caso l’esistenza di un ricco zio in Puglia e convince la madre a traslocare da lui. Accolta nella masseria del fragile Giordano (Antonio Albanese), cognato un tempo innamorato di lei, finirà per risvegliare antiche passioni e odi sopiti. Le vecchie zie di Giordano, Suntina ed Eugenia, ostili da tempo alla famiglia di Liliana, non le renderanno la vita facile.
Tratto dall’omonimo romanzo scritto dallo stesso Pupi Avati e pubblicato da Mondadori (2005), La seconda notte di nozze è una commedia dai toni grotteschi incentrata sul personaggio di Liliana, interpretato da Katia Ricciarelli, per la prima volta sul grande schermo nelle vesti di attrice. Il celebre soprano ha alle spalle un solo ruolo cinematografico nel film-opera di Franco Zeffirelli Otello (1986), in cui dà volto e voce a Desdemona. Il regista, reduce dal recente successo di Ma quando arrivano le ragazze? (2005), David di Donatello a Ritz Ortolani per le musiche originali, ha fortemente voluto la Ricciarelli per il ruolo di Liliana. Nel cast figura Neri Marcorè, già diretto da Avati ne Il cuore altrove (2002), in concorso al festival di Cannes. Lo scorso marzo, la Brooklyn Film Academy di New York ha dedicato al regista bolognese una retrospettiva dei suoi film dal titolo History of Men and Women, che si è aperta con Bix (1990), biografia di Leon Bismarck Beiderbecke, geniale jazzman bianco morto nel 1931 a soli 28 anni, e si è conclusa con Storie di ragazzi e ragazze (1988).

O fatalista di Joao Bothelo, 2005 Logo 62. Mostra intrenazionale d arte cinematografica, manifesto O fatalista di Joao Bothelo, 2005

João BOTELHO, O Fatalista (Portogallo/Francia) con Rogério Samora, André Gomes, Rita Blanco

Allegoria filosofico-politica dell’oggi nella rilettura moderna del settecentesco Jacques il fatalista di Diderot
Tratto da Jacques le Fataliste (1771) di Denis Diderot e ambientato ai giorni nostri, O fatalista racconta il viaggio di Tiago (il Jacques del romanzo, interpretato da Rogério Samora), autista di classe che nell’accompagnare il suo padrone (André Gomes) attraverso un allucinato Portogallo intende ripercorrere le proprie imprese erotiche, ma finisce col dare libero sfogo alla propria visione del mondo, ricambiato dal passeggero in un inseguirsi di racconti e impressioni fatto di sottili corrispondenze e distanze incolmabili, tra filosofia, fatalismo e lotta di classe.
Come nel film Conversazione conclusa tra Fernando Pessoa e Mário Sá Carneiro (Conversa acabada, 1980), esordio “letterario” del regista portoghese, Botelho riprende la struttura del dialogo per costruire, attraverso progressivi slittamenti, uno spazio ulteriore in cui letteratura e vita si sovrappongono, proiettandosi l’una nell’altra. I livelli di racconto si moltiplicano e si confondono anche nel romanzo di Diderot, che ruppe sul nascere l’organicità e la coerenza narrative che avrebbero caratterizzato invece il romanzo ottocentesco. Botelho ha partecipato a diverse edizioni della Mostra di Venezia, a partire dal 1988 con Tempi difficili (Tempos difíceis) e in seguito con Qui sulla Terra (Aqui na Terra, 1993), Traffico (Tráfico, 1998) e Chi sei tu? (Quem ès tu?, 2001). Ha dichiarato il regista del suo O fatalista: «Romanzo o antiromanzo, testo filosofico o poema in prosa, per me non ha alcuna importanza. Quel che mi interessa è la rivoluzionaria invenzione di tanti processi narrativi che si adattano perfettamente al mio cinema».

Vers le sud di Laurent Cantet, frame con Charlotte Rampling Vers le sud di Laurent Cantet, frame con Charlotte Rampling Vers le sud di Laurent Cantet, frame con Charlotte Rampling

Laurent CANTET, Vers le sud (Francia/Canada) con Charlotte Rampling, Karen Young, Louise Portal

Sesso e coscienza politica di tre signore americane conquistate da un giovane nativo nella Haiti della dittatura.
Haiti, anni Ottanta. Brenda (Charlotte Rampling), Ellen (Karen Young) e Sue (Louise Portal) tre donne americane in vacanza, sono a caccia di avventure per dimenticare il grigiore delle loro vite. Si invaghiscono del giovane Legba (Menothy Cesar), bellezza locale che offre loro particolari servigi. L’ambiguo legame che si stabilisce, farà scoprire alle ignare turiste americane l’altra faccia di Haiti, fatta di sfruttamento povertà e violenza, sul finire della terribile dittatura di Jean Claude “Baby Doc” Duvalier (1971-1986).
Tratto da un racconto di Dany Laferrière, giornalista di Radio Haiti, l’emittente antagonista al regime fondata da Jean Dominique (l’agronomo assassinato nel 2000 la cui vita è raccontata nel documentario di Jonathan Demme The Agronomist, presentato a Venezia nel 2003), Vers le sud è il terzo lungometraggio di Cantet dopo Risorse umane (Ressources humaines, 1999) e A tempo perso (L’emploi du temps, 2001), vincitore del Leone dell’Anno alla 60. Mostra. Osservatore tanto delle contraddizioni sociali del mondo contemporaneo quanto delle loro conseguenze psicologiche e morali, Cantet sembra proseguire la propria indagine che dal cuore della Francia (Risorse umane) lo spinge verso il sud del mondo, dapprima solo evocato (A tempo perso), infine esplorato nelle pieghe più realistiche. In Vers le sud il sesso è metafora politica, come spiega lo stesso scrittore Laferrière: «In un mondo in cui le relazioni tra classi sociali sono terribili, dove il divario tra ricchi e poveri è enorme, l’unica cosa che può unire le persone è il sesso. Il sesso è l’unica cosa che i poveri possono vendere e una delle tante che i ricchi possono comprare».

Gabrielle di Patrice Chéreau Gabrielle di Patrice Chéreau Gabrielle di Patrice Chéreau

Patrice CHÉREAU, Gabrielle (Francia/Italia) con Isabelle Huppert, Pascal Greggory, Thierry Hancisse

La deriva esistenziale di una coppia nella Francia della belle époque, dove il lusso nasconde inconfessate passioni
Parigi, 1912. In dieci anni di matrimonio, Jean (Pascal Greggory) e Gabrielle (Isabelle Huppert), coppia in vista nell’alta società parigina, hanno nascosto passione e sentimenti dietro una facciata lussuosa e impersonale di convenzioni e obblighi sociali. Editore autoritario e maschilista lui, moglie repressa e soggiogata lei: ciascuno agisce come congelato nel proprio ruolo, almeno fino a quando Gabrielle scopre di poter trasgredire in un modo fino a quel momento impensabile, sfidando la morale comune e la cecità di Jean.
Si annuncia come un’opera asciutta e stilizzata la decima regia di Chéreau, che ha raccontato la passione travolgente di una coppia clandestina nell’Inghilterra degli anni Ottanta nel sensuale Intimacy, tratto dal romanzo breve Nell’intimità di Hanif Kureishi e Orso d’Oro al Festival di Berlino nel 2001. Liberamente tratto dalla novella The Return di Joseph Conrad, Gabrielle non racconta semplicemente la storia scabrosa di una donna della belle epoque, ma è la cronaca della deriva esistenziale di una coppia sospesa tra indifferenza e libertà. Chéreau, regista di teatro di prosa e musicale (suo un memorabile allestimento del ciclo dell’Anello del Nibelungo di Wagner al festival Bayereuth nel 1976-1980), ha saputo raccontare tanto vicende storiche, come ne La regina Margot (La Reine Margot, 1994), quanto sofferenze e passioni sottili e contradditorie, come nel recente Son frère (2003), Orso d’Argento al Festival di Berlino.

Goodnight and Good Luck di George Clooney Goodnight and Good Luck di George Clooney Goodnight and Good Luck di George Clooney

George CLOONEY, Goodnight and Good Luck (Usa) con David Strathairn, George Clooney, Jeff Daniels, Robert Downey Jr, Patricia Clarkson

Nell’America buia degli anni ’50, il giornalista della CBS Edward R. Murrow sfida il maccartismo
Stati Uniti, 1953. Edward R. Murrow (David Strathairn) conduce alla CBS il popolare programma giornalistico See it now e il talk show Person to Person. Al suo fianco una redazione di astri nascenti del giornalismo americano e il produttore Fred Friendly (George Clooney) a caccia di storie da raccontare. Tra queste, la vicenda di un pilota della marina, Milo Radulovich, radiato senza processo perché sospettato di attività antiamericane. Murrow crede che il senatore del Wisconsin Joseph McCarthy (da cui “maccartismo”), sia responsabile del licenziamento del pilota. Decide di condurre un’inchiesta che manderà in onda attirandosi l’accusa di essere comunista. Ma l’intrepida redazione della CBS decide di proseguire ugualmente.
Star di Hollywood di prima grandezza, Clooney è socio della Section Eight di Steven Soderbergh e uno dei produttori più attivi di Hollywood, con all’attivo film come Ocean’s Eleven (2001) e Oceann’s Twelve (2004) di Soderbergh, Insomnia (2002) di Christopher Nolan e Lontano dal Paradiso (Far from Heaven, 2002) di Todd Haynes. Goodnight and Good Luck è il suo secondo lungometraggio da regista, dopo Confessioni di una mente pericolosa (Confessions of a Dangerous Mind, 2002), storia della doppia vita di Chuck Barris, ideatore e presentatore negli anni ’70 di format di successo per la TV americana e agente segreto della CIA. Tra le migliori prove d’attore di Clooney, che ha ottenuto la fama nei panni del dottor Ross nella serie ER (dal 1994), ricordiamo l’Everett di Fratello dove sei? (O Brother, Where Art Thou?, 2000) di Joel Coen, parabola burlesca sull’America delle origini, e il colonnello Charles Bosche de La sottile linea rossa (The Thin Red Line, 1998), capolavoro di Terrence Malick.

La bestia nel cuore di Cristina Comencini La bestia nel cuore di Cristina Comencini (Giovanna Mezzogiorno) La bestia nel cuore di Cristina Comencini

Cristina COMENCINI, La bestia nel cuore (Italia) con Giovanna Mezzogiorno, Luigi Lo Cascio, Alessio Boni, Stefania Rocca, Angela Finocchiaro

Sabina, in attesa di un figlio, ripercorre la sua vita e scopre un punto cieco dentro di sè
Italia, oggi. Sabina (Giovanna Mezzogiorno), doppiatrice cinematografica, è sposata con Franco (Alessio Boni), attore in cerca di ruoli migliori. Quando scopre di aspettare un figlio, anziché informare il marito, preferisce trascorrere il Natale negli Stati Uniti, ospite del fratello. Ha bisogno di tempo per riflettere sul suo passato, sulle rigide abitudini borghesi della sua famiglia. Il fratello la aiuterà a far luce sul passato e a scoprire la ragione terribile del peso che Sabina si porta dentro: l’abuso compiuto dal padre su entrambi i figli, complice il silenzio della madre.
Ottava regia per Cristina Comencini, figlia d’arte, cineasta e narratrice, La bestia nel cuore racconta il lato ambiguo dei sentimenti, il pesante carico emotivo di un affettività resa torbida dalla vita. Il tema delle relazioni familiari tormentate, raccontate nei toni amari del dramma sentimentale o in quelli scanzonati della commedia di costume, ricorre spesso nella cinematografia della regista de Il più bel giorno della mia vita (2002), Matrimoni (1998) e Liberate i pesci (1999). Ha dichiarato la regista a proposito de La bestia nel cuore: «Volevo raccontare un fondo oscuro di ognuno di noi, qualcosa che ci portiamo dentro fin da bambini, o forse anche da prima». Nel cast figura Luigi Lo Cascio, già nel ruolo dell’omosessuale turbato nel dolce-amaro Il più bel giorno della mia vita, film che ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra i quali il Nastro d’Argento per la migliore sceneggiatura e il Gran Premio delle Americhe al festival di Montreal. Attualmente la regista è impegnata nella lavorazione del suo prossimo film, La mia mano destra.

I giorni dell abbandono di Roberto Faenza (Margherita Buy) I giorni dell abbandono di Roberto Faenza (Luca Zingaretti (Mario) e Gaia Amaral Bermani) La borsa porta cartelle della Biennale

Roberto FAENZA, I giorni dell’abbandono (Italia) con Margherita Buy, Luca Zingaretti, Goran Bregovic

I tormenti di Olga, moglie e madre abbandonata dal marito, disperatamente ripiegata su di sé.
Torino, giorni nostri. Olga (Margherita Buy) è una giovane donna felicemente sposata e madre di due figli. Improvvisamente abbandonata dal marito, sprofonda nella disperazione ed entra nella dolorosa spirale della perdita del sé. Un precipizio che la costringe ad una discesa infernale dentro se stessa, a riconsiderare il suo destino di donna, nel tentativo di ristabilire un ordine alla sua vita interiore e quotidiana. Il mondo che le ha lasciato in eredità il marito le appare ostile, figli compresi, e Olga si ritrova a vagare inquieta come la più furiosa delle erinni.
Tratto dal romanzo viscerale e tragico di Elena Ferrante, narratrice defilata e misteriosa (nessuno l’ha mai vista in pubblico), autrice anche de L’amore molesto, dal quale Mario Martone ha tratto nel 1995 l’omonimo film con Anna Bonaiuto, I giorni dell’abbandono è la tredicesima regia di Roberto Faenza. Il regista torinese (Torino fa da sfondo anche al dramma personale di Olga) debutta alla regia con Escalation (1968). Il successivo H2S (1969), satira fantascientifica orwelliana, è stato sequestrato dalla censura. Dieci anni dopo, il suo Forza Italia! (1978) si pone come feroce satira dell’Italia democristiana, ma due anni dopo Faenza prenderà di mira anche il Partito Comunista Italiano, messo alla berlina nel suo Si salvi chi vuole. La letteratura è tra le principali fonti di ispirazione del suo cinema, a partire da Mio caro dottor Gräsler, tratto da un romanzo di Arthur Schnitzler e in seguito, dopo il successo di Jona che visse nella balena (1993), con Sostiene Pereira (1995), ultimo film italiano interpretato da Marcello Mastroianni, tratto dall’omonimo romanzo di Antonio Tabucchi. Anche il successivo Marianna Ucria (1997), trae linfa dalla letteratura, questa volta di Dacia Maraini. L’amante perduto (2000) è invece tratto da Jehoshua. Con Prendimi l’anima, Faenza si misura con la psicanalisi junghiana, mentre dà voce al proprio senso di giustizia filmando il recente Alla luce del sole (2004), in cui Luca Zingaretti interpreta la vicenda di Don Puglisi, parroco di frontiera assassinato dalla mafia a Palermo nel 1993.

Mary di Abel Ferrara, The Constant Gardener di Fernando Meirelles The Constant Gardener di Fernando Meirelles

Abel FERRARA, Mary (Italia/Usa)

La storia di Marie, attrice ossessionata dal ruolo di Maria Maddalena che impersona fino all’immedesimazione
con Juliette Binoche, Matthew Modine, Forest Whitaker
Tony Childress (Matthew Modine), regista indipendente, interpreta il ruolo di Cristo nel suo nuovo film This is my Blood. Al termine delle riprese, l’attrice Marie Palesi (Juliette Binoche), interprete del ruolo di Maria Maddalena, anziché rientrare con Tony a New York parte alla volta di Gerusalemme per continuare il viaggio spirituale cominciato con la sua interpretazione nel film. Camminerà lungo la Via Dolorosa, entrerà nel Santo Sepolcro dove bacerà la Pietra Depositale. Un anno dopo a Manhattan, il giornalista Ted Younger (Forest Whitaker), conduce una personale inchiesta sulla vita di Gesù per un popolare show: si ritroverà spiritualmente spiazzato e in crisi con la moglie.
Tra i più inquieti e viscerali autori indipendenti americani, narratore di derive individuali e morali, comincia come regista di film porno e horror a bassissimo costo per poi passare a polizieschi di ambientazione metropolitana, come lo scorsesiano L’angelo della vendetta (Ms.45, 1981), China Girl (1987) e il cupo Paura su Manhattan (Fear City, 1984), fino a dare prova del suo talento ne Il re di New York (King of New York, 1991). Nel 1992 è l’autore del torbido Il cattivo tenente (Bad Lieutenant), cronaca del naufragio etico e psicologico di un poliziotto corrotto e drogato interpretato magistralmente da Harvey Keitel. L’anno dopo gira Ultracorpi – L’invasione continua (Body Snatchers), remake del celebre L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel (1956), e il disperato Occhi di serpente (Dangerous Game, 1993), cui fa seguito l’horror filosofico The Addiction (1995). È con Fratelli (The Funeral, 1996), tragico viaggio nella memoria di una famiglia di mafiosi italoamericani, in concorso a Venezia (Coppa Volpi a Chriss Penn), che Ferrara ottiene unanime consenso di pubblico e critica. Il successivo The Blackout (1997) è uno sguardo allucinato e nichilista sul vuoto dell’esistenza. Con New Rose Hotel (1998), tratto dall’omonimo romanzo di William Gibson è in concorso alla Mostra di Venezia. La sua ultima regia è R-Xmas – Il nostro natale (R-Xmas, 2001), incursione nelle contraddizioni della New York ispanica contemporanea. Da due anni a questa parte il regista newyorkese è in Italia dove ha realizzato Mary, primo film parzialmente girato sul Santo Sepolcro, e sta ultimando la lavorazione del prossimo Go Go Tales.

Les Amants régulieres di Philippe Garrel Les Amants régulieres di Philippe Garrel Particolare della scritta dello sponsor ALITALIA

Philippe GARREL, Les Amants réguliers (Francia/Italia)

L’amore ai tempi del maggio francese tra due giovanissimi rivoluzionari
con Louis Garrel, Clothilde Hesme, Julien Lucas
Parigi, 1969. Dopo aver assistito ai moti del maggio francese del ’68, un gruppo di giovani si abbandona ai fumi dell’oppio. All’interno del gruppo nasce un amour fou tra un ragazzo di vent’anni (Louis Garrel) e una giovane (Clothilde Hesme), entrambi coinvolti nell’insurrezione.
Considerato da subito un discepolo di Godard e Truffaut, Philippe Garrel elabora presto uno stile molto personale, che spinge alle estreme conseguenze i dettami autoriali della nouvelle vague, fino all’elaborazione di un universo stilistico e narrativo autoreferenziale. Si lega alla cultura psichedelica grazie al sodalizio con la celebre cantante Nico, musa dei Velvet Undreground di Andy Warhol e sua attrice in sette film. È l’epoca della sua trilogia onirica, composta da La cicatrice intérieure (1970); Athanor (1972) e Le Berceau de cristal (1975). Con la fine degli anni Settanta, recupera una cifra più lineare a partire da L’Enfant Secret (1979). Dal 1988 scrive i suoi film con Marc Cholodenko, nel segno di una maggiore aderenza al dato reale, pur restando all’interno del proprio personalissimo universo. Ha vinto il Leone d’Argento nel 1991 con J’entends plus la guitar, dedicato a Nico, tra i più dolorosi e intensi film d’amore degli anni Novanta. In concorso a Venezia nel 1999 con Le vent de la nuit, vince il premio della critica internazionale Fipresci nel 2001 con Sauvage Innocence, ulteriore raffinata riflessione sul triangolo autore-arte-vita che da sempre abita le ossessioni di Garrel.

Biennale Venezia, particolari del logo 37.Festival Internazionale del Teatro, 15-25 settembre 2005 Indirizzo della Biennale, infogruppi

Aleksey GERMAN JR, Garpastum (Russia)

I sogni di gloria di un gruppo di ragazzi a ridosso della Prima Guerra Mondiale e della rivoluzione russa
Chulpan Khamatova, Evgeny Pronin, Danila Kozlovsky
San Pietroburgo, 1914. La Russia Imperiale è al collasso. La Prima Guerra Mondiale è all’apice e di lì a tre anni la rivoluzione porrà fine all’epoca degli zar. Quattro ragazzi decidono di fondare una squadra di calcio. Due di loro, Andrey e Nikolay, sono fratelli. Orfani di madre e con il padre gravemente malato, vivono con lo zio. Andrey ha una relazione con una donna ricca, ma presto la rivoluzione porrà fine ai loro sogni, così come ai sogni di gloria della squadra di calcio. “Haspartum” (traslitterato in russo “gaspartum”) è la parola latina, di derivazione greca, che indica il gioco del pallone.

Garpastum di Aleksey German jr. Garpastum di Aleksey German jr. Garpastum di Aleksey German jr.

Aleksey German Jr, figlio del regista Aleksey German, nasce a Mosca nel 1976 e si laurea all’Accademia di Stato di San Pietroburgo nel 1993. Nel 2001 si diploma alla prestigiosa Scuola di Cinematografia di Mosca (VGIK). Nel 2003 presenta nella sezione Nuovi Territori il suo primo lungometraggio, Posledniy poezd (The Last Train), storia di un medico dell’esercito tedesco sul fronte russo durante la Seconda Guerra Mondiale, film vincitore della Menzione Speciale del Premio Luigi De Laurentiis per un’opera prima. A proposito di Garpastum, German Jr ha dichiarato: «È un film sul senso dell’orrore e sulla gioventù, sull’amore tragico tra una donna saggia e adulta e un ragazzo molto giovane, sull’intellighenzia russa, sull’egoismo giovanile e, più in generale, sulla fine e la nascita di due epoche storiche».

The Brothers Grimm di Terry Gilliam The Brothers Grimm di Terry Gilliam The Brothers Grimm di Terry Gilliam

Terry GILLIAM, The Brothers Grimm (Gran Bretagna) con Matt Damon, Heath Ledger, Jonathan Pryce, Monica Bellucci

In un epico scontro tra realtà e fantasia, i giovani fratelli Grimm vedono materializzarsi ogni loro fantasia
Germania, primo Ottocento. I fratelli Will (Matt Damon) e Jake (Heath Ledger) attraversano le terre dell’Impero Napoleonico in cerca di soldi facili con la promessa di cacciare demoni e mostri. Quando le autorità francesi scoprono la loro truffa, i due fratelli si rifugiano in una foresta incantata, dove dovranno affrontare un vero maleficio riguardo la misteriosa scomparsa di giovani vergini. In un epico scontro tra fantasia e realtà, i Grimm vedranno materializzarsi una ad una le loro fantasie.
Terry Gilliam ottiene la fama come unico americano della serie tv britannica Monty Python’s Flying Circus, clamoroso successo della BBC dal 1969 al 1974, insieme a Graham Chapman, John Cleese e Michael Palin. Gilliam è autore degli sketch animati e regista insieme a Terry Jones del primo lungometraggio del folle gruppo inglese Monty Python (Monty Python and the Holy Grail, 1974). Nel 1977 debutta come unico regista con Jabberwocky e nel 1982 ripete con I banditi del tempo (Time Bandits), viaggio surreale attraverso la Storia. Dopo aver diretto la sequenza d’apertura di Monty Python – Il senso della vita (Monthy Python’s Meaning of Life, 1983) di Terry Jones, ottiene il successo internazionale con Brazil (1985), parodia fantapolitica da molti considerata il suo capolavoro, nomition Oscar come miglior sceneggiatura. Si dedica al fantasy con Le avventure del barone di Munchausen (The Adventures of Baron Munchausen, 1988), mentre con La leggenda del re pescatore (The Fisher King, 1991) vince il Leone d’Argento a Venezia. Nel 1995 è il regista dell’apocalittico e visionario L’esercito delle dodici scimmie (Twelve Monkeys, 1995), presentato al Festival di Berlino. Il suo Paura e delirio a Las Vegas (Fear and Loathing in Las Vegas, 1998), tratto dalle cronache lisergiche di Hunter S. Thompson, vede Gilliam in qualità di sceneggiatore di uno dei suoi film più allucinati. Nel 2000 sta per realizzare il sogno di una vita, realizzare un film su Don Chisciotte. Non vi riesce e ciò che resta è raccolto nel backstage Lost in La Mancha (2001) di Keith Fulton e Louis Pepe. La sua ultima regia è la fiaba Tideland (2005).

Particolare della cartella stampa Nuovo Palazzo del Cinema, Biennale di Venezia, Arti, Cinema, Danza arte, cinema, danza, musica, teatro

Stanley KWAN, Changhen ge (Cina/Hong Kong) con Sammi Cheng, Tony Ka Fai Leung, Jun Hu

Cinquant’anni di vita una donna nella Cina dei grandi rivolgimenti sociali
Shanghai, anni fine degli anni Quaranta. Cinquant’anni della vita di una donna bella e famosa (Sammi Cheng), che dal 1947 al 1981 conosce successo e fama, ma anche gioie e dolori, sullo sfondo dei principali eventi storici della Cina. I giorni di gloria lasciano il posto a una strenua lotta per mantenere la dignità del passato, mentre è costretta a sopportare i continui tradimenti del suo uomo. Riuscirà a restare in piedi, nonostante i cambiamenti della sua città.
Basato sul pluripremiato romanzo di Wang Anyi Everlasting Regret, scrittrice tra le più innovative della Cina, anche co-sceneggiatrice di Chen Kaige. Il romanzo, celeberrimo in patria, non è ancora stato pubblicato in Italia.
Changhen ge (everlasting regret ) di Stanley Kwan Changhen ge (everlasting regret ) di Stanley Kwan

Il regista Stanley Kwan, insieme al produttore esecutivo Jackie Chan (icona del cinema di arti marziali) hanno realizzato dal romanzo di Wang Anyi una serie televisiva e contemporaneamente il lungometraggio Changhen ge. Kwan ha esordito come aiuto regista dei principali registi della nouvelle vague honkonghese. Ha diretto il suo primo lungometraggio Women nel 1985. Il suo secondo film Love unto Waste è stato presentato l’anno dopo al festival di Locarno, ma ha ottenuto la fama internazionale con Rouge (1987), ghost-story sul ritorno a Hong Kong di un fantasma alla ricerca del suo antico amore. Nel 1991 Maggie Cheung vince come migliore attrice al festival di Berlino con il film di Kwan Actress. Il successivo To Hold You Tight (1997), che racconta la storia di quattro personaggi in cerca d’amore, con uno stile prossimo al formalismo espressivo di Wong Kar-wai, vince a Berlino il premio Alfred Bauer per l’innovazione e il Teddy per il miglior film a tematica omosessuale.

Brokeback Mountain di Ang Lee Kusturica e Bercot, All the invisible children di AA.VV, Jesus Children of Americadi S. Lee La Biennale di Venezia

Ang LEE, Brokeback Mountain (Usa)

L’amore segreto tra due cowboy nel profondo Wyoming degli anni ’60.
Estate 1963, Signal, Wyoming. Due giovani cowboy, Ennis Del Mar (Heath Ledger) e Jack Twist (Jake Gyllenhaal) vengono assunti come pastori dal rancher locale, Joe Aguirre (Randy Quaid) e mandati a pascolare le pecore sulla grande montagna di Brokeback. Stringono presto una leale amicizia che per gioco si trasforma in qualcosa di più intimo. Alla fine dell’estate, lasciano Brokeback per imboccare ognuno la propria strada. Ennis sposa Alma (Michelle Williams), dalla quale avrà due figlie. Jack, in Texas, sposa la regina del rodeo, Laureen (Anne Hatheway) con la quale entra in affari e che gli darà un figlio. Dopo quattro anni, Ennis riceve una cartolina di Jack che lo informa di una sua visita in Wyoming. I due si riabbracciano dopo lungo tempo e decidono di continuare a vedersi in segreto per molti anni, fedeli alla passione che non li ha mai abbandonati.
Dal premio Oscar Ang Lee, una tormentata storia d’amore basata sull’omonimo racconto del premio Pulitzer Anne Proulx, pubblicato nel 1998 dapprima in varie riviste e ora parte della collana americana “Close Range: Wyoming Stories”. Il racconto descrive senza alcuna concessione ai cliché la relazione di due uomini rudi e di poche parole che scoprono la passione e finiranno col cercarsi per tutta la vita, senza mai uscire allo scoperto.
Il film è prodotto da Focus Features e This is That che ha realizzato recentemente il dissacrante film di John Waters A Dirty Shame (2005) e l’originale commedia sentimentale Se mi lasci ti cancello (Eternal Sunshine of the Spotless Mind, 2004) di Michel Gondry. Non è la prima volta che Ang Lee racconta le difficili implicazioni sociali delle relazioni gay: Il banchetto di nozze (The Wedding Banquet, 1993) racconta nei toni della commedia l’imbarazzo di Gao Wai, taiwanese gay a New York, di fronte alla sua famiglia d’origine. «Penso che ognuno abbia nel cuore una Brokeback Mountain», ha dichiarato il regista «È il posto segreto dove tornare, la cosa che più cerchiamo e mai troviamo. L’ultima illusione, ma anche l’ultima ragione di vita: il sogno di una totale e onesta relazione con l’altro».

Proof di John Madden Proof di John Madden

Proof di John Madden

John MADDEN, Proof (Gran Bretagna/Usa) con Gwyneth Paltrow, Jake Gyllenhaal, Anthony Hopkins

La ricerca di Catherine del genio e della follia del padre matematico, dall’autore di Shakespeare in Love
Il giorno del suo ventisettesimo compleanno, Catherine (Gwyneth Paltrow), che ha speso i suoi anni prendendosi cura del padre Robert (Anthony Hopkins), genio matematico ai limiti della follia, conosce Hal (Jake Gyllenhaal). Un tempo allievo di Robert, Hal è convinto che tra i 103 diari del matematico si celino nuove importanti scoperte. Catherine comincia a chiedersi se dal padre erediterà più il genio o più la follia.
Nato in Inghilterra, Madden comincia come autore e regista di teatro e di radiodrammi per la BBC. Nel 1975 si trasferisce negli Stati Uniti, dove si perfeziona tra Yale e Broadway. Passato alla televisione e quindi alla pubblicità, nel 1990 dirige negli Stati Uniti Ethan Frome, suo primo lungometraggio, storia di un giovane che, dopo la morte della madre che ha curato fino alla fine dei suoi giorni, sposa una donna più vecchia per timore di restare solo. Il successivo Golden Gate (1994) racconta il conflitto culturale nella Chinatown di San Francisco alla fine degli anni Cinquanta. Raggiunge la notorietà con Mrs. Brown (1997), storia dell’amore platonico tra la regina Vittoria, sola dopo la morte di Alberto, e Mr. Brown, uno dei suoi cavalieri, film vincitore di due Oscar, tra cui il premio come miglior film. Il clamoroso successo di Shakespeare in Love (1998), vincitore di tre Golden Globe, quattro Bafta e ben sette premi Oscar, tra cui miglior film, lo pone tra i registi più amati e premiati della storia dell’Academy. La sua ultima regia è un nuovo successo di pubblico, Il mandolino del capitano Corelli (Captain Corelli’s Mandolin, 2001), tratto dal best seller di Louis de Bernieres. Proof è l’adattamento dell’omonima pièce di David Auburn, vincitrice del premio Pulitzer.

The Constant Gardener di Fernando Meirelles The Constant Gardener di Fernando Meirelles La Biennale di Venezia

Fernando MEIRELLES, The Constant Gardener (Gran Bretagna/Kenya/Germania) con Ralph Fiennes, Rachel Weisz, Hubert Koundé, Sidede Ondulo

Tra thriller politico e love story, l’indagine di un diplomatico sull’assassinio della moglie, attivista in Kenya.
In una zona sperduta del Kenya settentrionale, la brillante attivista Tessa (Rachel Weisz) viene trovata brutalmente assassinata. Il suo accompagnatore, un medico locale, è certo si tratti di un delitto passionale. Rimasto vedovo, Justin Quayle (Ralph Fiennes), di norma compassato e accondiscendente, non intende lasciare il caso nelle mani della Commissione inglese. Tormentato dai rimorsi e dall’oltraggioso sospetto del tradimento della moglie, comincia le indagini e scopre che Tess stava indagando sui crimini delle multinazionali farmaceutiche nell’intero continente africano.
A metà tra il thriller politico e la love story, The Constant Gardener, tratto dall’omonimo best seller di John Le Carrè attraversa l’Africa e ne svela le contraddizioni. Reduce dalla nomination all’Oscar per il precedente Ciudade de Deus (2002), cruda istantanea della bidonville di Rio De Janeiro, il brasiliano Meirelles ha cominciato fondando in Brasile lo studio di produzioni televisive Olhar Electronico, che negli anni Ottanta ha rinnovato i palinsesti brasiliani. Creatore della popolarissima serie televisiva per l’infanzia Rà-Tim-Bum, ha diretto spot pubblicitari e video e fondato la casa di produzione cinematografica O2 Filmes, la più grande del Brasile. Nel 1997 dirige il suo primo lungometraggio O menino Maluquinho. Nel 2000 ha diretto insieme a Nando Olival il film Domesticas, ma è con Ciudade de Deus che ottiene il successo internazionale, tanto da creare una serie televisiva ispirata al film Ciudade de homens, della quale ha diretto diversi episodi. Attualmente sta ultimando il suo prossimo progetto, il film Intolerance.

Espelho magico di Manuel De Oliveira Espelho magico di Manuel De Oliveira Manoel de Oliveira

Manoel de OLIVEIRA, Espelho mágico (Portogallo) con Michel Piccoli, Marisa Paredes, Leonor Silveira, Ricardo Trepa

Arrestato e imprigionato per un crimine che non ha commesso, al suo rilascio Luciano (Ricardo Trepa) trova lavoro nella tenuta di Alfreda (Leonor Silvaira). Ricca possidente, Alfreda è ossessionata dal desiderio di voler assistere a un’apparizione della Madonna, influenzata dalle ricerche del teologo professor Heschel (Michel Piccoli), che le ha confidato che la Vergine Maria era una in realtà una donna ricca. Tormentata dal suo desiderio, Alfreda non ottiene l’aiuto del marito Bahia, appassionato di musica e per lo più indifferente alla moglie. Ma un misterioso accordatore di pianoforti trama affinché il suo sogno diventi realtà.
Maestro indiscusso del cinema portoghese, Oliveira nasce a Oporto nel 1908. Il suo primo film, Aniki-Bòbò (1942) anticipa il neorealismo. Nel 1955 gira in Germania il documentario O pintor e a cidade. Il suo O passado e o presente (1971) è il primo capitolo di una tetralogia sull’amore frustrato, completata da Benilde ou a virgen mãe (1975), Amor de perdição (1978) e Francisca (1981). Nel 1985 riceve il Leone d’Oro a Venezia con Le soulier de satin. Leonor Silveira, sua attrice e musa, appare per la prima volta nel film Os canibais (1988). A Cannes nel 1990 con il film Non, ou a vã glò de mandar ottiene una Menzione Speciale della Giura. John Malkovich e Cathrine Deneuve sono i protagonisti del suo O convento (1996), mentre Michel Piccoli è protagonista l’anno dopo di Party, insieme a Irene Papas. Oliveira ha diretto Marcello Mastroianni in Viagem ao principio do mundo (1997) e la figlia dell’attore italiano, Chiara, in A carta (1999). In anni recenti il maestro portoghese ha presentato a Venezia Palavra e utopia (2002) e Um filme falado (2004). Nel 2004, ha ricevuto il Premio De Sica dal Presidente della Repubblica Italiana e il Leone d’Oro alla carriera alla Mostra di Venezia. Premiato con la Legione d’Onore francese, Oliveira ha tratto il suo Espelho mágico dal romanzo Alma dos ricos di Augustina Bessa-Luís, ispiratrice di molte altre sue pellicole.

Simpaty for Lady Vengeance di PARK Chan-wook, 2005 Simpaty for Lady Vengeance di PARK Chan-wook, 2005 Simpaty for Lady Vengeance di PARK Chan-wook, 2005

PARK Chan-wook, Chin-jeol-han Geum-ja-ssi (Sympathy for Lady Vengeance) (Corea) con Lee Young-ae, Choi Min-sik, Kwon Yea-young, Kim Si-hu, Nam Il-woo

Epilogo dopo Old Boy della “trilogia della vendetta”, cominciata nel 2002 con Sympathy for Mr Vengeance
Geum-ja (Lee Young-ae), talmente bella da non poter fare a meno di attirare l’attenzione di tutti gli uomini, è accusata di aver ucciso un ragazzo di vent’anni. Dipinta dai media come un mostro, viene arrestata e imprigionata. In prigione per 13 lunghi anni, mantiene una condotta esemplare, tanto da guadagnarsi il soprannome “Sweet”. Dentro di sé ha però pianificato una vendetta atroce, tessendo una rete di amicizie e alleanze. Una volta fuori di prigione, Geum-ja darà la caccia al suo vecchio insegnante, che forse ha a che fare con il suo arresto…
Ultimo capitolo della “trilogia della vendetta”, Sympathy for Lady Vengeance segue i precedenti Sympathy for Mr Vengeance (2002) e Oldboy (2004), vincitore del Gran Premio della Giuria nel corso dell’ultima edizione del festival di Cannes. Il primo è stato concepito per simboleggiare il conflitto di classe in Corea in seguito alla divisione tra Corea del Nord e del Sud. Con il secondo, Oldboy, Park mette a fuoco la sua idea di vendetta come valvola di sfogo di una rabbia repressa nei confronti dell’iniquità sociale in Corea. È con quest’ultimo però che il regista elabora un’idea più complessa e sottile, dove la vendetta è l’occasione di una vera e propria redenzione e purificazione. Park, tra i talenti più in vista del nuovo cinema coreano, ha raggiunto il successo nel 2000 con Joint Security Area, presentato al festival di Berlino, storia dell’omicidio di due guardie della Corea del Nord e dal ferimento di una terza ad opera di un soldato del sud e dell’impossibile riconciliazione tra le due metà separate. Park figura tra i registi di Three…Extremes, film collettivo presentato lo scorso anno nella sezione Mezzanotte della Mostra di Venezia, del quale ha diretto l’episodio Cut.

Romance and Cigarettes di John Turturro Romance and Cigarettes di John Turturro Romance and Cigarettes di John Turturro

John TURTURRO, Romance and Cigarettes (Usa) con James Gandolfini, Kate Winslet, Susan Sarandon, Christopher Walken

Musical proletario sui sentimenti e i turbamenti di un operaio siderurgico, adultero pentito
Nick (James Gandolfini), operaio, costruisce e ripara ponti. È sposato con Kitty Kane (Susan Sarandon), sarta, donna forte e gentile che gli ha dato tre figlie. Il buon Nick, schiavo delle sue passioni, ha preso una sbandata per la giovane Tula (Kate Winslet). Kitty però scopre tutto e a quel punto Tula gli chiederà di più. Nick, attratto dalla bella Tula ma ancora innamorato della moglie, farà di tutto per redimersi e tornare in famiglia.
Romance and Cigarettes è un musical toccante e al tempo stesso ironico sui sentimenti e sul valore delle relazioni oltre il tempo. Quando non sanno esprimersi a parole, i personaggi danno voce ai loro sentimenti cantando. In questo modo sfuggono alle difficoltà del mondo della working class americana e ritrovano i loro sogni. Turturro, attore italoamericano degli autori statunitensi più apprezzati (Scorsese, i fratelli Coen, Spike Lee) ha recitato nel 1997 nel ruolo di Primo Levi ne La tregua di Francesco Rosi, nel 1997. È al suo terzo lungometraggio come regista, dopo il dramma italoamericano Mac (1992, Camera d’Or a Cannes) e la gioiosa commedia Illuminata (1998), ispirata alla relazione tra Gabriele D’Annunzio ed Eleonora Duse e ambientata a New York tra Otto e Novecento, in concorso a Cannes. L’attore e regista di Brooklyn ha concepito il film durante le riprese di Barton Fink (1991), film di Joel ed Ethan Coen che lo vedeva protagonista nel ruolo di un celebre drammaturgo, che gli è valso a Cannes il premio come miglior attore. Messo da parte il soggetto, Turturro lo ha riconsiderato durante la lavorazione di Illuminata, dove c’è una piccola sequenza musicale. «Romance and Cigarettes», dichiara il regista, «è un musical proletario. Quando la gente non ha i soldi, si rifugia nella musica. Aggiungo il sesso: il mio film è frutto di un discreto numero di fantasie proibite».

Persona non grata di Krzysztof Zanussi Persona non grata di Krzysztof Zanussi Persona non grata di Krzysztof Zanussi

Krzysztof ZANUSSI, Persona non grata (Polonia/Russia/Italia) con Zbigniew Zapasiewicz, Nikita Mikhalkov, Jerzy Stuhr, Remo Girone

Sospetti e rimorsi di un diplomatico, tra affair internazionali e vecchie amicizie soffocate dalla burocrazia
Wilkor (Zbigniew Zapasiewicz), ex musicologo, ambasciatore della Polonia in Uruguay, è sconvolto dalla morte improvvisa della moglie. Rientrato in Polonia, rivede il vecchio amico Oleg (Nikita Mikhalkov), ora viceministro degli esteri russo, a sua volta amico della moglie e sospettato di esserne l’amante. Ossessionato dall’idea dell’adulterio, Wilkor, di nuovo in Uruguay per un’operazione di acquisto di armamenti, si invaghisce della giovane Oksana (Maria Bekker), moglie di Waldemar (Andrzej Chyra), un suo dipendente. Presto si fa strada il sospetto che l’ambasciata sia controllata dai servizi segreti russi. Mentre Waldemar cade nella rete dei trafficanti di droga, la principale sospettata di spionaggio è sua moglie Oxana, sorpresa da Wilkor a copiare di nascosto alcuni documenti ufficiali. La giovane però non ha a che vedere con i servizi segreti russi, è divorata anzi dal timore di essere abbandonata dal marito. Conquistato dagli italiani il contratto per gli armamenti, Wiktor chiarisce finalmente tutti i suoi dubbi con l’amico Oleg: sua moglie gli era stata sempre fedele.
Krzysztof Zanussi esordisce nel lungometraggio con La struttura del cristallo (Struktura krisztalu, 1969), confronto etico tra due amici di lunga data, e si caratterizza subito come autore di grande impegno morale e di misurata eleganza formale. Narratore di dubbi esistenziali e di inquietudini morali, nel 1973 con Illuminazione (Illuminacja) opera una riflessione su scienza amore e sentimenti e vince il Pardo d’Oro a Locarno. Nel 1978 è la volta de La spirale (Spirala), storia di un moribondo, disincantata analisi sul mistero della morte, sulla società e sull’inarrestabile spirale autodistruttiva dell’uomo. Con il buñueliano Contratto di matrimonio (Kontrakt, 1980), fuori concorso alla Mostra di Venezia, Zanussi dipinge una caricatura surreale e grottesca della borghesia polacca, nella storia di un matrimonio interrotto dalla fuga della sposa dal rito religioso. Mentore di Kieslowsky è stato amico personale di Papa Giovanni Paolo II, del quale ha raccontato un frammento di vita nel documentario Da un paese lontano – Giovanni Paolo II (Z dalekiego kraju, 1981). La sua ultima regia, Supplemento (Suplement, 2002) è la storia della relazione tra un indeciso studente di medicina e una giovane la sua fidanzata, turbata da un sessantenne malato, cinico e distruttivo, che alla fine avrà a cuore il destino dei due giovani.

P.S. I testi delle trame di tutti i film in concorso sono stati trasmessi dall’Ufficio Stampa della Biennale di Venezia e vengono qui riproposti. Durante la 62.Mostra avranno ulteriori approfondimenti curati da Jeanne Belhumeur (capo redazione) e Angelo Miatello. La redazione si avvale della collaborazione di Fabia Cigni (Italia) e Madeleine Vallon (Genève).

Jeanne Belhumeur Fabia Cigni inviata Telecom Ginevra 2003 M. Vallon (Genève – Suisse) Angelo Miatello

ABBONAMENTI
Per le seguenti fasce orarie:
Sala Grande
· proiezioni delle ore 17.00, euro 150 (9 giorni)
· proiezioni delle ore 22.00, euro 250 (11 giorni)
· proiezioni delle ore 24.00, euro 150 (11 giorni) Area Alice
· proiezioni delle ore 20.30 (11 giorni) intero euro 150; ridotto euro 120
Tessera promozionale
Anche per la 62.Mostra, è stata confermata la formula della tessera promozionale under 26/over 60, per la visione dei film riservati agli accreditati cinema. Il costo della tessera, invariato rispetto all’anno passato, è di 80 euro per 6 giorni e di 120 euro per 11 giorni. La tessera si richiede direttamente allo sportello di biglietteria adibito allo scopo, di fronte al Casinò, muniti di documento di identità e di una foto formato tessera, senza bisogno di prenotazione.
BIGLIETTI
In Sala Grande i prezzi dei biglietti vanno da 8 euro (ore 11.00 e ore 15.00) a 35 euro (ore 19,30), mentre costa 15 euro il doppio biglietto serale (a partire dalle ore 20.30) per i film all’Area Alice di 1.700 posti.
Il giorno prima e il giorno stesso delle proiezioni, nei limiti delle disponibilità, sarà possibile l’acquisto dei biglietti per le proiezioni aperte al pubblico come da programma. Sempre secondo disponibilità, verrà inoltre mantenuto un contingente di biglietti per il giorno stesso della proiezione, per offrire anche a chi arrivi da fuori Venezia la possibilità di trovare biglietti per la giornata.
I biglietti saranno acquistabili presso le seguenti biglietterie:
· Piazzale Casinò (orario 8.00 – 24.00)
· Area Alice (orario 8.00 – 24.00)
· Palazzo Querini Dubois, sede della Biennale, a Venezia Campo San Polo 2004 (orario 8.00 – 13.30/15.30 – 18.00)
Orari proiezioni e prezzi biglietti
Sala Grande
ore 11.00 euro 8,00
ore 14.30 euro 8,00
ore 17.00 euro 15,00
ore 19.30 euro 35,00
ore 22.00 euro 25,00
ore 24.00 euro 15,00
Area Alice
ore 13.30euro 8,00
ore 16.00euro 8,00
ore 18.00euro 8,00
ore 20.30euro 15,00
ore 23.00euro 10,00
Per maggiori informazioni
Tel. 0412726549
[email protected]
www.labiennale.org

Palagalileo, una delle sale al Lido per la Mostra del cinema Palazzo del Cinema al Lido (Foto Zucchiatti) Palazzo del Casino , una delle sale al Lido per la Mostra del Cinema (Foto Zucchiatti) Il Leone d Oro

Venezia 62 – In concorso

1. Pupi Avati – La seconda notte di nozze Italia 103′ con Antonio Albanese, Katia Ricciarelli, Neri Marcorè
2. João Botelho – O Fatalista Portogallo/Francia 99′ con Rogério Samora, André Gomes, Rita Blanco
3. Laurent Cantet – Vers le sud Francia/Canada 105′ con Charlotte Rampling, Karen Young, Louise Portal
4. Patrice Chéreau – Gabrielle Francia/Italia 90′ con Isabelle Huppert, Pascal Greggory, Thierry Hancisse
5. George Clooney – Goodnight and Good Luck Usa 90′ con David Strathairn, George Clooney, Jeff Daniels, Robert Downey Jr, Patricia Clarkson
6. Cristina Comencini – La bestia nel cuore Italia 112′ con Giovanna Mezzogiorno, Luigi Lo Cascio, Alessio Boni, Stefania Rocca, Angela Finocchiaro
7. Roberto Faenza – I giorni dell’abbandono Italia 96′ con Margherita Buy, Luca Zingaretti, Goran Bregovic
8. Abel Ferrara – Mary Italia/Usa 83′ con Juliette Binoche, Matthew Modine, Forest Whitaker
9. Philippe Garrel – Les Amants réguliers Francia/Italia 178′ con Louis Garrel, Clothilde Hesme, Julien Lucas
10. Aleksey German Jr – Garpastum Russia 114′ con Chulpan Khamatova, Evgeny Pronin, Danila Kozlovsky
11. Terry Gilliam – The Brothers Grimm Gran Bretagna 120′ con Matt Damon, Heath Ledger, Jonathan Pryce, Monica Bellucci
12. Stanley Kwan – Changhen ge Cina/Hong Kong 120′ con Sammi Cheng, Tony Ka Fai Leung, Jun Hu
13. Ang Lee – Brokeback Mountain Canada 134′ con Jake Gyllenhaal, Heath Ledger, Michelle Williams, Anne Hathaway
14. John Madden – Proof Gran Bretagna/Usa 100′ con Gwyneth Paltrow, Jake Gyllenhaal, Anthony Hopkins
15. Fernando Meirelles – The Constant Gardener Gran Bretagna/Kenya/Germania 128′ con Ralph Fiennes, Rachel Weisz, Hubert Koundé, Sidede Onyulo
16. Manoel de Oliveira – Espelho magico Portogallo 137′ con Michel Piccoli, Marisa Paredes, Leonor Silveira, Ricardo Trepa
17. Park Chan-wook – Chin-jeol-han Geum-ja-ssi (Sympathy for Lady Vengeance) Corea 112′ con Lee Young-ae, Choi Min-sik, Kwon Yea-young, Kim Si-hu, Nam Il-woo
18. John Turturro – Romance and Cigarettes Usa 115′ con James Gandolfini, Kate Winslet, Susan Sarandon, Christopher Walken
19. Krzysztof Zanussi – Persona non grata Polonia/Russia/Italia 110′ con Zbigniew Zapasiewicz, Nikita Mikhalkov, Jerzy Stuhr, Remo Girone