La fondazione della Chiesa e del Monastero del SS. Salvatore Nella città di Palermo, divenuta con i Normanni capitale del regno e sede metropolitana al posto di Siracusa, la Chiesa e il Monastero del SS.Salvatore furono i primi ad essere edificati dagli Altavilla e precisamente nel 1071/73 dal duca Roberto il Guiscardo, nella parte alta della zona punica romana (la neapolis), nel quartiere del Cassaro, vicino alla Cattedrale.
Un’epigrafe del 1700 attesta tale memoria dicendo:”D.O.M. Ad vetustissimum hoc caenobium tres Magni Principes manus admoverunt Robertus 1071 aedificans, Rogerius 1148 augens et Martinus 1390 condecorans”.La Chiesa e il Monastero furono edificati ad uso delle monache basiliane osservanti della regola di San Basilio Magno. Sia il Fazello, che nella prima metà del 1500 fu testimone oculare del restauro e dell’ampliamento della Chiesa e del Monastero medievali, sia la recente scoperta del muro meridionale, dell’arco a sesto acuto dell’antica porta occidentale della Chiesa normanna e di tracce di paramenti murari, ci danno un’immagine della Chiesa primitiva.
Essa aveva il santuario orientato ad est. La planimetria della Chiesa ripeteva lo schema bizantino a croce quadrata, con cupoletta circolare, raccordata da nicchie angolari e con bema triabsidato visibile dall’esterno come le altre Chiese edificate in epoca dai due Ruggeri in città, quali la Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio e di San Cataldo. Sul lato settentrionale della Chiesa nel 1515 fu costruito anche un campanile.La Chiesa all’interno doveva essere rivestita da mosaici e da icone che esaltavano la destinazione d’uso di quel luogo sacro e cioè la celebrazione dell’Ufficiatura delle Ore e della Divina Liturgia.
Nella Chiesa, infatti, le monache, seguendo la regola di San Basilio, ogni giorno cantavano in greco le sette ore dell’Ufficio liturgico, la domenica partecipavano alla Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo o di San Basilio e, in tempi particolari, cantavano le Ufficiature in onore della Teotòkos. Di Chiese greco bizantine la città di Palermo, entro le sue mura, ne aveva diverse. Innanzitutto la Chiesa cattedrale: quando i Normanni occuparono nel 1072 la trovarono trasformata in moschea e subito la riportarono al suo primo impianto e cioè a quello greco bizantino. Dopo l’incoronazione di Ruggero II a Rex Siciliae (1130) furono costruite sul modello greco bizantino la Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio (Martorana) e la Chiesa di San Pietro al Palazzo Reale (Cappella Palatina). In città erano presenti anche le Chiese greche di San Demetrio, di San Marco, di San Tommaso e di San Nicolò. Tutte officiate da preti di rito greco chiamati papas coordinati da un superiore ecclesiastico con il titolo di protopapas.
Nel periodo in esame la Chiesa e il Monastero del SS.Salvatore furono messi, dal vescovo greco Nicodemo (1072-1083), sotto la guida di un presbitero di rito greco per la celebrazione della Divina Liturgia, per l’amministrazione dei sacramenti e per la cura spirituale.Per l’importanza di questa Chiesa e del suo Monastero il re Ruggero II (1131-1154) concesse alle monache vari feudi: Accia, Bongiordano e Gibiltara. Lo stesso re aggregò al Monastero del SS.Salvatore quelli di San Teodoro, di San Matteo e di Santa Maria dell’Oreto.
L’Imperatore Federico II aggregò al Monastero anche quello di Santa Maria la Pinta. Successivamente Martino I onorò il Monastero con altri privilegi e con il titolo di Regio e questo sia perché fondato dai principi normanni che per sollevare il Monastero provato dalla peste nera che, nel 1300, aveva decimato la città di Palermo e aveva portato il Monastero a un lento declino che durò dal XIV secolo fino all’inizio del XV. La Chiesa e il Monastero, in data non precisata, furono sottoposti alla giurisdizione dell’Archimandritato del SS.Salvatore di Messina elevato da Ruggero II nel 1131 a “Mater Monasteriorum” di tradizione italo-greca situati in Calabria e in Sicilia.