L’antiquario Barnaba Ferruzzi Balbi inaugura il 7 settembre 2002 la sua nuova galleria, di fianco a Ca’ Rezzonico, Museo del ‘700 veneziano. In occasione dell’apertura della nuova Galleria verrano presentate alcune opere di quattro artisti che esprimono la loro contemporaneità guardando al passato, reinterpretandolo e permettendo una sorta di continuazione culturale, un gioco temporale che va oltre il semplice accostamento di antico e moderno. In Pino Mascia l’arte classica diventa oggetto fruibile nel quotidiano, con Nazzareno Manganello un forte misticismo ci accompagna nel nostro percorso esistenziale, Bruno Grossi ci rimanda alle origini della nostra cultura, ai rotoli del mar morto, a una letteratura che diventa immagine e infine Gaetano Carotenuto risveglia in noi il nostro aspetto più primordiale, più nascosto.
Un bronzo di Manganello Nazzareno Manganello a casa sua
NAZZARENO MANGANELLO e i suoi dischi in terracotta refrattaria. N. Manganello vive a Tombolo, nell’alta pianura padovana, ubicato nel centro storico. La sua casa è graziosa ed accogliente. Inizia con la pittura per approdare verso gli anni ’70 alla scultura di bronzi, argille e terracotte. Studia e si interessa di storia dell’arte del bronzetto veneto che a Padova ebbe tra il ‘400 al ‘700 magnifiche “officine” di artisti. Pubblica brevi ma essenziali saggi su opere inedite di Terilli, Brustolon, Marchiori, partecipando a seminari e a corsi didattici. Partecipa e risulta vincitore in diversi concorsi banditi da Enti privati e pubblici: a Camposampiero nel 1994 (“La visione” dedicata a Sant’Antonio); Targa Farsetti 1998; Cittadella 1999; Treviso 1999; Roma-Giubileo Anno Santo 2000, vincitore del premio omonimo. Si ricordano: “Verso Roma”, terracotta refrattaria, “Crocifissione”, terracotta ferro e cuoio, “Anno Santo 2000”, terracotta refrattaria. Molto dinamico e sensibile alla salvaguardia del patrimonio artistico fanno di lui un uomo apprezzabile anche sul piano redazionale e della ricerca iconografica. Da poco è entrato a far parte del gruppo redazionale della Rivista AIDANEWS, magazine culturale di diritto dell’arte. Ha scritto diversi articoli pubblicati in riviste specializzate di storia dell’arte (Archivio Storico di Belluno, Feltre e Cadore), in particolare sull’identificazione di opere ligne di noti scultori bellunesi. Hanno scritto di lui: Bencivenga, Capriati, Caracuta, Cecchetto, Di Martino, Erricani, Fantinel, Ferraguti, Lugaresi, Mason, Manfrè, Melchiori, Miatello, mons. C. Moretto, Parronchi, Piazza, Pilli, Rizzetto, Rizzi, Sicurelli, Segato, Silvestri, Majer, Bragagnolo. Singolare questo cinquantenne scultore padovano che presenta una serie di tondi “en terre cuite / in terra cotta refrattaria” del diametro di cm. 53 che mettono in evidenza un linguaggio di carattere concettuale, passionale, mitologico, evocativo. Il materiale figurale, allegorico, astratto e, a volte minimalista, di Nazzareno Manganello si enuclea tutto da una memoria personale, fantastica, filtrata da uno sguardo diretto verso la sua esistenza e quella degli altri che lo circondano. Allunga, dilata, trasforma i termini della prospettiva stessa, ne ricrea un ambiente universale ma che può racchiudere un microcosmo di simboli, sufficienti per dare una lettura del suo pensiero intimo. Ostinato e tenace come è di carattere, infonde tenerezza unita a curiosità, aggressività e ostinazione nei confronti della vita. La serie di dischi o tondi in terracotta – tra cui “Concetto eruttivo”, “L’accensione del tempo”, “Avvenimento”, “Piramidare”, “Senza Titolo” – ci fanno pensare ad origini storiche molto lontane, ad un mondo che non è scomparso del tutto e che si riproduce con forme nuove ma con regole ben precise. Questa sua recente produzione discoidale nella ricerca plastica di contenuti e temi nuovi si connoterebbe più come una scultura classica che innovativa. Si serve della materia granulosa, polverosa, trasformata dal fuoco, per rappresentare un supporto percettivo (un oggetto concavo e di forma circolare come uno scudo medievale che si appende al muro come un quadro) contro il quale far risaltare emotivamente le sue strutture aeree, pendenti, leggere, quasi in bilico, che fuoriescono dal “campo” di terra impastata d’argilla e che si trasforma in refrattaria durissima come la pietra. Vi è una sorte di quasi gioco, quasi equilibrio statico, di cui sono protagoniste piccole sculture anatomiche, figurette, sfere, semiracchiuse in ambienti, dove la geometria delle forme e dei segni interseca lo spazio sferico. Sembrerebbe un gioco, abbiamo detto, ma non è così. Sono invece messaggi che Manganello ci trasmette in continua dialettica tra astrazione e figurazione, tra sogno e realtà. Le sue opere discoidali, per farne un esempio, narrano uno spazio “in relazione”, cioè personale, in quanto legato ad una persona ed alla sua storia. E’ un nuovo supporto nel corpo umano, un seme da cui nasce la vita rendendola forma aperta. Qui la coscienza dell’artista riassume in sè quella universale che racchiude un mondo di fantasmi cha va dal “movimento spaziale” al “Nouveau realisme”, dall’ “Arte come ideologia della libertà” a quella “Antropologica e storico-culturale”.
Ma gli si possono anche leggere dei “segni venetici, celtici e classici”, dato il momento in cui stiamo assistendo ad una larga ed esagerata propaganda terragna. Manganello però s’ interroga con esempi di creatività cosmica quasi a voler spiritualizzare un’esperienza non eroica ma con un approfondimento interiore a una spinta verso la rivelazione. Assume una nuova freschezza con abbondanza di allusioni nascoste. E’ su questa strada che auguriamo a Manganello di perseguire la sua ricerca plastica, cioè di continuare ad esprimere ancora di più un “erotismo esplicito, informale ma con un atteggiamento ottimistico”. E’ un artista “indomabile” che passa dal piano allo spazio, dall’animale all’uomo, dal simbolo concettuale al risultato mistico di assoluto credo religioso. Manganello sembra voler ripristinare la tradizione antica del “pittore-scultore”. La donna / l’uomo entra nella sua opera come presenza misteriosa e come proiezione distaccata dell’immaginario. E’ una contraddizione come del resto il nostro desiderio di vivere bene ma nello stesso tempo pensare di farla finita, di recidere con il passato e pensare solo al presente. L’occasione di vederne una parte della serie “opere discoidali” a Ca’ Rezzonico di Barnaba Ferruzzi Balbi, e di alcuni spledidi bronzi permette di comprendere l’evoluzione culturale di Manganello cui auguriamo un buon successo di critica. Ma, per finire, ce n’è una in particolare che vorremmo soffermarci, pur non disminuendo le altre opere, ed è quella color acqua del canale veneziano. Quel miscuglio di terre colorate blu turchese, grigio sabbia, nero di seppia, che con una tecnica tutta di Manganello, a forma di disco fa ricordare l’acqua che avvolge palazzi e case della più bella e fragile città del mondo. (Angelo Miatello, Jeanne Belhumeur).
Ca Rezzonico, una Gondola storica in mostra all entrata Ca Rezzonico, particolare di un rilievo in marmo
BRUNO GROSSI, tra Venezia e Urbino. Nato a Venezia il 20 aprile 1960, autodidatta. Personali: Galleria Odradek, Venezia, giugno 1998 Galleria Marzulli, Milano, aprile 2000, Vive e lavora tra Venezia e Urbino. Nel germe di ogni scrittura di Giorgio Seveso. Da dove vengono le enigmatiche scritture di Bruno Grossi? Da quali polverosi depositi di incunamboli arcaici questo giovane artista le ha dissepolte e riportate alla luce, nell’agglutinamento rugginoso dei suoi materiali pittorici? Quali saperi vengono evocando, quali profezie magiche, quali formule di una scienza perduta? La pittura ha sempre bisogno di un pretesto che vada al di là del piacere stesso che ci dà venendo al mondo sotto le nostre dita, e tale necessità qui è totalmente evidente, Questa grafia nervosamente incisa si distende su superfici percorse come dal brivido di corrosioni inaudite, di patine sgretolate, di infrante fioriture tossiche e assume così il tono del reperto, dell’antico frammento dissepolto che stride al confronto della luminosa gaiezza vetrosa di ruggini dal colore di cuoio antico. Sono opere che occupano lo spazio quasi timidamente, catturano e rifrangono la luce tra venature come di lastre ossidate e frammenti di segni sottili, di frottages arsi e combusti, che rimandano quasi ad una sedimentazione geologica del senso, al sentimento archetipo che sta nel germe di ogni scrittura. Ma il tratto più persuasivo di questi lavori di Grossi è per certo l’impatto poetico, il tono complessivo che le immagini vengono ad assumere. C’è in lui difatti, figlio come tutti noi di un così contraddittorio presente, qualcosa che si fa metafora, traslato, trasfigurazione, portando l’estetico della pittura e il cupo mistero di questa ermetica grafia interiore nella direzione di un allarme impensato, qualcosa che permanentemente richiama il vivissimo sentimento di un presagio terribile e sospeso, come il respiro di un’acre lacerazione. E che di queste contraddizioni in atto lo rende – lui artista e uomo insieme – struggente suggestivo, acuto testimone. C’è dunque nel lavoro di questo artista una vivace e decisa sensibilità plastica e insieme lirica, non gratuita, non banale: un’eleganza, un controllo, un sentimento del fare così risolti da meritare , ne sono certo, d’essere tenuti d’occhio con vera attenzione.
GAETANO CAROTENUTO, Pittore autodidatta, attore e regista, compositore. Nato a Catanzaro il 14.06.1970. Mostre collettive. Postumia giovani 1999, Museo d’arte moderna Gazzoldo degli Ippoliti, Mantova , Fuori Orario Galleria San Sebastiano MN, 1997, Mostre personali Galleria il Saggittario, Roma, 2000,Attore, Film interpretati uolo di attore protagonista in “dove siete? Io sono qui” di Liliana Cavani 1993, Film in concorso al festival di Venezia, 1993, Premio grolla d’oro come attore rivelazione nel 1993 per il film “dove siete? Io sono qui” di Liliana Cavani, Ruolo di attore protagonista in “Vrindavan” di L. Lambertini, 1995, Presentato al festival di Venezia nella sezione “finestra sulle immagini”, Ruolo di attore protagonista in “Favola in tempo reale” di G. Fiore Donati, 1997, Ruolo di attore protagonista in “Il piacere di piacere” di L. Verdone, 2000, Regista, Scuola di regia presso i membri dell’actor Studio, New York, 1990,1991, 1992, Opere realizzate Marlene (cortometraggio) 1990, Back stage (documentario sulla moda), Compositore, autore, cantante, Diplomato in pianoforte, Autore della colonna sonora del film “Il piacere di piacere”, di L. Verdone, 2000, Attualmente in uscita con un album da solista. (…) Eclettico è un termine che a mio avviso gli calza stretto: Gaetano più che eclettico è un libero creatore che gioca con le note del colore tanto quanto gioca con la musica ed i suoi toni espressivi. Tutto, ma proprio tutto diventa persona: la sua persona è creazione; per nulla lasciata al caso, alla distrazione ma tutto è sempre costantemente disegnato dalla sua forte personalità che non conosce confini nè geografici nè fisici. (…) Ogni opera è scenografia, sfondo e narrazione di un’emozione, le sue valenze di attore, musicista e pittore si compensano creando così opere che sono “storia a parte”: cicli chiusi che trovano in sè la legittimazione alla loro creazione e la storia del loro disfacimento. Radiografie di un’anima ecco come mi appaiono le opere di Gaetano” (Gabriele Lombardo, Roma 13 novembre 1999)
PINO MASCIA. La scheggia di pietra che penetra la forma è un richiamo istintivo, riguarda la ritualità della memoria, come i segni che dalle forme decorative primitive concepiscono i pensieri di carta collocati nel muro del pianto. Vive a Canavaccio di Urbino (cap 61029). Mostre collettive: “Bianco e nero” Accademia di Belle Arti di Roma Piazza Mignanelli 1975, “Accademia” Palazzo Braschi Roma 1976, “Arte nello spazio” chiesa di S.Domenico, Urbino 1985, “Eulisse, Mascia, Scola, Ravagnan” Tradecenter, Bolzano 1986, “Paragrafi” Sala chierici Forte spagnolo, L’Aquila 1990, “Agravitazionale” Palazzo Farnese, Ortona 1991, “Agravitazionale” Palazzo dei Diamanti, Ferrara 1993, “Bucciarelli, D’agostino, Mascia, Ronda” galleria Atrium, Biella 1993, “Agravitazionale” Musei civici, Rimini marzo 1994, “Agravitazionale” Bastione est forte spagnolo, L’aquila 1994, “Agravitazionale” Galleria Angelus Novus, L’Aquila gennaio 1995, “Omaggio a Lucio Pala” Chiesa della Maddalena, Pesaro, “Spazi ritrovati”, Centro sociale Trasanni, Urbino 1996, “Progetti di sculture per Trasanni” Sala Paolini-Nezzo, Urbino 1997, “Modelli e piccole sculture dell’Accademia” libreria del Barbiere, Pesaro 1997, “Niños de rua” Galleria Odradek, Luglio 1998 Venezia, “festa in rosso” fortezza Albornoz luglio Urbino 1999, “Itinerari del senso” rassegna d’arte contemporanea, Trasanni d’Urbino 1999, “Progetto per la nuova sistemazione della piazza di Fermignano”, Fermignano (PU); Sala bramante Settembre 1999, “Non più schiavo..”rassegna arte contemporanea, Trasanni D’Urbino 2000, “Corni d’autore” a cura di M.Bignardi Spazio Agorà Sala Gemito Napoli 2001, “Artefici” Trentennale dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, “Frontiere” Rocca Malatestiana Montefiore Conca 2001, “Abusivi” Accademia di Brera (MI) aprile 2002. Mostre personali: “Calchi di personaggi Urbinati” sala Francesco di Giorgio Martini, Urbino 1982, Performance “Ri-produzioni”, Place du teatre, Montmartre, Paris, 7/25 luglio 1982, “la casa del sasso” Piazza del plebiscito, Napoli, 2/11 settembre 1982, Place de l’orologe, festival du theatre , Avignon 1982, “Zum teufel” Cafè theatre, Basel, febbraio-marzo 1983, “TRADECENTER” Bolzano 1986 “Personale” Galleria comunale di Villa Cuoghi, Circolo “Nuraghe”, Fiorano Modenese .(MO) 1989, “AGRAVITAZIONALE” Galleria Atrium Biella 1993, “Personale di pittura e scultura” Circolo Nuraghe, Villa Cuoghi, Fiorano Modenese, (MO) 1998, “Una finestra sul magreb” galleria Odradek , Venezia 1998. Opere pubbliche: “Colonna di sale”, resina poliestere, Sale, Bronzo, alt. M 5,45 diam, cm. 50, parco delle sculture, Trasanni d’Urbino, (PU) 1996, “Il passaggio di Leah” scultura, poliestere, polveri di metallo, alt. M 4,90 x 2,70 x 60, piazza Salvo D’Aquisto, Fiorano Modenese (MO) 1998, “Hermes” Scultura, resina poliestere, M, 2,90 x cm 40, Parco di villa Cuoghi, Fiorano Modenese (MO) 1998, “Fra un attimo” scultura in resina poliestere, Progetto per il comune di Castel S.Pietro (BO), alt, M 3,50, x M 1,40 x cm 40 scultura in resina poliestere, “W. T. Achtermann” bassorilievo diam. Cm 52, gesso; chiesa del SS.mo Crocifisso-Rocca di Papa (Roma), “W. T. Achtermann” bassorilievo in bronzo; Cattedrale di Münster – Germania 1999, “via crucis per il sacro monte” bassorilievi in poliestere e bronzo m.1 x m. 0,70 Rocca di Papa Roma 2001-2002, “La biblioteca di Lucio” Scultura per il parco dell’Arte di Portofino, alt, M 4,20 x cm 90 resina poliestere 1999; Commissioni premi: Omaggio a Enzo Ferrari , Mostra concorso per gli Istituti d’arte, Commissario del comitato scientifico, Castello di Spezzano, Fiorano Modenese (MO), Maggio 1998, 4° Concorso nazionale di Scultura, Spinetol (AP), Luglio 1998, membro della giuria, 5° Concorso Nazionale di Scultura, Spinetoli agosto 1999, membro della giuria , Progetti copertine Libri, AAVV, “Il Rousseau dei Giacobini”, Art.graf.Ed. Università degli studi, Urbino 1988, Lucio Pala,” Il pensiero di Hassan II re del Marocco”; ED. Quattroventi, Urbino 1992, Francesco Boriani, “Scetticismo e Sociologia”, Melusina Editrice Roma 1995, Pubblicazioni E. Londei, Pino Mascia, “Il conventino di Monteciccardo”, c. st.Prov.1995, Pino Mascia “La fonderia D’arte” Raffaelli editore Rimini 1999, Prefazione a: M.Bosi “I materiali compositi nell’arte” Prochima ed 1994, Pino Mascia ” ricordo di D. Purificato” in IL PONTE Fondi (LT)1989, Cataloghi, A.Gasbarrini AGRAVITAZIONALE Parise editore, A. Gasbarrini ” Sessanta righe..” Angelus Novus edizioni 1993, Vincenzo Guarracino “L’accademia di belle arti di Urbino” in ARTEFATTI, periodico per l’istruzione artistica m°41 estate 1995, Eulisse “La maniera Italiana” Subissoni editore 1985, Lucio Cabutti “Arte di gruppo….” In ARTE Mondadori febbraio 1994, A. Gasbarrini “Arte Agravitazionale” in Flash Art Estate 1991, Lucia Spadano “Agravitazionale” in Segno Gennaio 1991, A. Gasbarrini “Arte Agravitazionale ” in NOI dicembre 1990, Arte Agravitazionale VIDEO a cura di Angelus Novus Edizioni Accademia di Urbino chiesa di S., B.Ceci: “Spazi ritovati” centro sociale Trasanni Urbino 1996, B.Ceci:” Itinerari del senso” Trasanni Urbino 1999, U.Palestini “Lo spazio come racconto” presentazione mostra Fiorano 1989, M.Giovannini “la pittura e il resto…”Pres. Mostra “omaggio a L.Pala”, S.Rutigliano “i colori provocatori di Mascia” la gazzetta 24 gennaio 1989, G.R.Manzoni ” Pino Mascia per la resistenza” in ART IN ITALY Parise ed AAVV “Non più schiavo…” Trasanni Urbino 2000, A.Gasbarrini “Il vuoto quantistico…” News art.cont.1995, C.Cerritelli “La luce lo spazio e il corpo della materia” News art. cont.1995, C. Cerritelli “Arte Agravitazionale” in Next febbraio 1991, Ivo Gigli “Agravitazionale…”Corriere Cultura 19 febb 1994, Paolo Rocco “Il riscatto dell’opera” la gazzetta Pesaro 30 aprile 1992, Stefano Raja “belle di notte…”Corriere Adriatico 15 Marzo 1994, Arte e Critica inverno 1997/98, AAVV. ” Artefici ” 30 anni dell’Accademia di Belle arti di Urbino 1967/97, 1998, “Non più schiavo…”Centro sociale Trasanni Urbino 2000, “Corni d’autore” a cura di M:Bignardi Palladino editore Napoli 2001, Mag.2001″Frontiere”Opere dell’Accademia di Urbino Rocca Malatestiana Montefiore Conca 2001, Curatore di opere pubbliche, Opere realizzate in resina su progetti, 1998 “La colonna di Apecchio” Centro storico di Apecchio PU alt m.3,80 lar m. 0,40, 1999 ” Monumento per la pace” Porto S.Giorgio (MC) alt.m4,40 larg. M.6,10, 2002 “La fontana per Colbordolo” Bottega di Colgordolo alt. M.3,80, P.P.Calzolari Colonne Museo d’arte contemporanea Castello di rivoli “, Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 1979, Supplente per la cattedra di Tecniche di Fonderia dal 1985 al 1987, Docente dal 1987 della cattedra di Modellistica all’Accademia di Urbino.
Ho chiesto a Pino Mascia cos’è per lui l’arte, questa è stata la sua risposta: Tante piccole parti per fare l’insieme. Il percorso è sempre lo stesso, l’immagine si raccoglie nella memoria, un’idea dove forma e figura non fanno differenza e arriva dove l’occhio, la mano e la mente lavorano insieme. E il fine, inventare un’immagine che contiene una radice classica e nello stesso tempo ne genera una “nuova” che conosco ma non ho mai visto prima. La scheggia di pietra che penetra la forma è un richiamo istintivo, riguarda la ritualità della memoria, come i segni che dalle forme decorative primitive concepiscono i pensieri di carta collocati nel muro del pianto. …non più cosa ma oggetto. La descrizione attuale, costringe il progetto ad un lavoro lungo, riflessivo, forse anacronistico, ma è il modo in cui sento, vedo, l’immagine, fuori dal dibattito contemporaneo, ma anche lontano dalle fazioni ormai retoriche fra astrazione e figurazione. Fare e pensare sono ancora un piacere, senza dover essere in prima fila in sterili liste, ma lieto di poter prendere la parola, di far vedere il proprio lavoro e qualcosa lasciare.