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La Collezione di Roberto Longhi. Dal Duecento a Caravaggio a Morandi in mostra alla Fondazione Ferrero di Alba

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La Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi, la Fondazione Ferrero e la Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico del Piemonte organizzano per il prossimo autunno la mostra La Collezione di Roberto Longhi. Dal Duecento a Caravaggio a Morandi.
Lo storico dell’arte Roberto Longhi ritorna nella città natale, Alba, attraverso 71 opere della sua collezione privata che saranno presentate negli spazi della Fondazione Ferrero dal 13 ottobre 2007 al 10 febbraio 2008.
Con questa nuova mostra, la Fondazione Ferrero conferma il carattere distintivo delle sue proposte culturali: esposizioni di grande prestigio, allestite con cura, accompagnate da cataloghi approfonditi e rivolte a tutti, grazie anche all’ingresso gratuito.

La Collezione di Roberto Longhi. Dal Duecento a Caravaggio a Morandi (partic. della locandina) La Collezione di Roberto Longhi. Dal Duecento a Caravaggio a Morandi (partic. di unopera di Dughet)

Tavole e tele esposte abitualmente, secondo criteri d’arredamento domestico, nella villa “Il Tasso”, la dimora fiorentina che fu di Longhi, sono proposte ad Alba seguendo un percorso espositivo cronologico Dal Duecento a Caravaggio a Morandi, come recita il titolo dell’esposizione. Il percorso, articolato in sette sezioni, illustra le scoperte e gli avanzamenti critici di Roberto Longhi, riscoprendo l’eccezionalità della sua esperienza. La mostra prende il via con I primitivi del Due e del Trecento, sezione che presenta un importante nucleo di dipinti bolognesi (Vitale da Bologna, Simone dei Crocifissi, Jacopo di Paolo) e riminesi (la Madonna con il Bambino e Santi di Pietro da Rimini).
Il tardogotico fa riflettere sulla complessa diversità di esiti pittorici fra il Gotico e il Rinascimento attraverso artisti veneti (Jacobello del Fiore), emiliani (Stefano da Ferrara) e lombardi (Cristoforo Moretti).
Nella terza sezione, Il Quattrocento, si trova un variegato gruppo di maestri che testimoniano gli scambi culturali fra i maggiori centri artistici italiani: Defendente Ferrari, Colantonio, pittore di Alfonso d’Aragona e maestro di Antonello da Messina, Ambrogio Bergognone, Bernardino Butinone e ancora Apollonio di Giovanni e Girolamo di Benvenuto.
Gli scambi culturali fra i maggiori centri artistici italiani tra Quattro e Cinquecento sono testimoniati da un diversificato gruppo di tavole: il napoletano Colantonio, pittore di Alfonso d’Aragona e maestro di Antonello da Messina rappresenta una congiuntura fra la pittura fiamminga e il mondo mediterraneo; Ambrogio Bergognone e Bernardino Butinone illustrano la cultura lombarda dell’età sforzesca; Defendente Ferrari apre uno spiraglio sulla situazione piemontese.
Il percorso approda quindi a Il Cinquecento evidenziando l’interesse di Longhi per gli “eccentrici padani”, quegli artisti che interpretavano con spregiudicata libertà mentale il portato della “maniera moderna” cinquecentesca (il Cristo fra la Madonna e San Giuseppe di Amico Aspertini, il Ragazzo con canestro di fiori di Dosso Dossi, i due Santi domenicani di Lorenzo Lotto).
Il Seicento trova uno dei suoi vertici nel celeberrimo Ragazzo morso da un ramarro di Caravaggio, oltre alle tele di Battistiello Caracciolo, Mattia Preti, Carlo Saraceni, Matthias Stomer e alla Madonna con il Bambino e San Giovannino di Guido Reni.
Nella sezione dedicata a Il Settecento si trovano il Ritratto di gentildonna di Pietro Longhi, il Pellegrino di Giacomo Ceruti, la Fantesca di Gasparo Traversi, il Ritratto di giovinetto in veste di pittore di Fra’ Galgario. La chinoiserie attribuita a Watteau e il Paesaggio con case in riva al mare evocano l’eleganza sobria ed equilibrata della casa fiorentina dello studioso e della moglie, la scrittrice Anna Banti.
Infine, l’interesse di Longhi per l’arte contemporanea è documentato dalle opere di Carlo Carrà, Filippo De Pisis e Giorgio Morandi.

Per l’evento è stato chiesto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana. La mostra è realizzata con il patrocinio di: Regione Toscana, Regione Piemonte, Provincia di Cuneo, Città di Alba.

La Collezione di Roberto Longhi. Dal Duecento a Caravaggio a Morandi (partic. di unopera di Borgianni)

La Collezione di Roberto Longhi. Dal Duecento a Caravaggio a Morandi.
Alba, Fondazione Ferrero (Strada di Mezzo 44), dal 13 ottobre 2007 al 10 febbraio 2008
Orario: lunedì – venerdì 15 – 19, sabato e festivi 10 – 19
Ingresso libero
Mostra promossa ed organizzata dalla Fondazione Piera, Piero e Giovanni Ferrero, Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi, Soprintendenza per il Patrimonio Sorico, Artistico ed Etnoantropologico del Piemonte
Catalogo a cura di Mina Gregori e Giovanni Romano. Interventi di Carla Enrica Spantigati, Bruno Santi, Giovanni Pugliese Carratelli. Saggi di Mina Gregori, Andreina Griseri, Bruno Toscano, Maria Cristina Bandera.

Le sezioni della mostra
La mostra presenta un’ampia ed articolata scelta delle opere presenti nella collezione dello storico dell’arte Roberto Longhi: i dipinti, che nelle sale della sua dimora fiorentina, la villa “Il tasso”, sono disposti secondo criteri d’arredamento domestico, sono ordinati ad Alba seguendo un criterio cronologico, evidenziando, per quanto possibile, le preferenze e gli interessi dello studioso.
I primitivi del Due e del Trecento
L’attenzione e la riscoperta nei confronti della pittura gotica nell’Italia settentrionale sono documentati grazie all’importante nucleo di dipinti bolognesi (in particolare il Cristo di Pietà già attribuito a Vitale da Bologna e le tavole di Simone dei Crocifissi, di Jacopo di Paolo e dello Pseudo-Jacopino di Francesco) e riminesi (la Madonna con il Bambino e Santi di Pietro da Rimini).
Il tardogotico
La complessa diversità di esiti nel panorama della cultura figurativa fra il Gotico e il Rinascimento, anch’essa riportata alla luce dalle indagini di Longhi, è suggerita nelle sale espositive dalla presenza di artisti veneti (Jacobello del Fiore), emiliani (Stefano da Ferrara) e lombardi (Cristoforo Moretti).
Il Quattrocento
L’articolata affermazione di un nuovo linguaggio nel corso del XV secolo e gli scambi culturali fra i maggiori centri artistici italiani sono testimoniati da un variegato gruppo di tavole: il Congedo di Cristo dalla Madre di Defendente Ferrari apre uno spiraglio sulla situazione piemontese, da sempre attenta alle esperienze nordiche. Una congiuntura fra la pittura fiamminga e il mondo mediterraneo è indicata anche dal Beato Egidio del napoletano Colantonio, pittore di Alfonso d’Aragona e maestro di Antonello da Messina. La cultura lombarda dell’età sforzesca, oggetto delle fondamentali indagini longhiane, è presente con la Madonna con il Bambino di Ambrogio Bergognone e con i due tondi con gli Apostoli di Bernardino Butinone. La situazione in Italia Centrale, dove si assiste al diffondersi della visione prospettica fiorentina in rapporto con le tradizioni locali, è esemplificata da Apollonio di Giovanni e da Girolamo di Benvenuto.
Il Cinquecento
L’interesse di Longhi nei confronti degli “eccentrici padani”, degli artisti, cioè, che interpretavano con spregiudicata libertà mentale il portato della “maniera moderna” cinquecentesca, è documentato in mostra dal cupo Cristo fra la Madonna e San Giuseppe di Amico Aspertini, dal Ragazzo con canestro di fiori di Dosso Dossi e dai due Santi domenicani di Lorenzo Lotto. L’esperienza del Manierismo, nella sua declinazione fiorentina, è invece rappresentata da due tavole di Pier Francesco Foschi.
Il Seicento
Il celeberrimo Ragazzo morso da un ramarro attesta la riscoperta del naturalismo di Caravaggio e il riconoscimento dei suoi precedenti nella pittura lombarda del secondo Cinquecento, avviati da Longhi già nella sua tesi di laurea, discussa con Pietro Toesca a Torino nel 1911. Il procedere delle ricerche e degli approfondimenti sui pittori caravaggeschi si riconosce anche nelle tele di Battistiello Caracciolo, di Mattia Preti, di Carlo Saraceni, del Maestro del Giudizio di Salomone (identificato recentemente con Jusepe Ribera), e di Matthias Stomer. L’opzione classicista della pittura del Seicento è documentata dalla Madonna con il Bambino e San Giovannino di Guido Reni. Il quadro delle vicende della stagione barocca è inoltre completato da alcune significative testimonianze delle scuole regionali: fra queste spiccano i pittori lombardi (Morazzone, Cerano), i genovesi (Assereto, Strozzi) e i piemontesi (Moncalvo, Molineri).
Il Settecento
Sempre seguendo il fil rouge degli studi longhiani e delle grandi mostre promosse da lui s’incontrano, nella sezione dedicata al XVIII secolo, il Ritratto di gentildonna di Pietro Longhi, l’artista veneziano contrapposto all’enfasi teatrale di Tiepolo, il Pellegrino di Giacomo Ceruti e la Fantesca di Gasparo Traversi, il Ritratto di giovinetto in veste di pittore di Fra’ Galgario, esempi della “pittura più seria e sincera di tutta la repubblica veneta” che si poteva incontrare fra Bergamo e Brescia. La chinoiserie attribuita a Watteau e l’anonimo, ma affascinante, Paesaggio con case in riva al mare evocano al visitatore l’eleganza sobria ed equilibrata dell’arredo della casa fiorentina dello studioso e della moglie, la scrittrice Anna Banti.
Il Novecento
L’interesse, non solo giovanile, di Roberto Longhi nei confronti dell’arte contemporanea è documentato dalle opere di Carlo Carrà, di Filippo De Pisis e, soprattutto, di Giorgio Morandi, nella cui “lunga, instancabile, solenne elegia luminosa” degli oggetti quotidiani riconosceva una fra le esperienze più alte ed originali della pittura italiana del XX secolo.

La Collezione di Roberto Longhi. Dal Duecento a Caravaggio a Morandi (partic. di unopera di Morandi) La Collezione di Roberto Longhi. Dal Duecento a Caravaggio a Morandi (partic. di unopera di De Pisis)

Roberto Longhi
Roberto Longhi nasce ad Alba il 28 dicembre 1890, figlio di Giovanni Longhi (insegnante di materie tecniche presso la locale Regia Scuola Enologica) e di Linda Battaglia.
Terminati i cinque anni di ginnasio al regio liceo Govone di Alba, conclude gli studi a Torino. Nel 1911 si laurea con Pietro Toesca a Torino discutendo una tesi sul Caravaggio. È ammesso nel 1912 alla scuola di perfezionamento di Adolfo Venturi a Roma dopo un ‘colloquio’ su Cosmè Tura. Collabora alle riviste «La Voce» (dal 1911) e «L’Arte» (dal 1913). Iniziano nello stesso periodo (1912) i primi contatti con Bernard Berenson, al quale si propone come traduttore per il volume The Italian Painters of the Renaissance. L’insegnamento nell’anno scolastico 1913-1914 ai licei Tasso e Visconti di Roma è documentato dalla Breve ma veridica storia della pittura italiana, dispensa ad uso degli studenti pubblicata postuma nel 1980; tra i suoi allievi figura Lucia Lopresti, la scrittrice Anna Banti, futura moglie del critico (1924). Gli scritti giovanili spaziano da argomenti di pittura del Quattrocento (Piero dei Franceschi e lo sviluppo della pittura veneziana) fino a temi di critica militante (I pittori futuristi e La Scultura Futurista di Boccioni), passando per Caravaggio (Due opere di Caravaggio) e i suoi seguaci: Mattia Preti (critica figurativa pura), Orazio Borgianni, Battistello, Gentileschi padre e figlia.
Tra il 1920 e il 1922 viaggia in Europa con Alessandro Contini Bonacossi visitando chiese, musei e collezioni (Francia, Spagna, Germania, Austria, Paesi Bassi, Cecoslovacchia, Ungheria). Il Grand Tour europeo affina straordinariamente i suoi strumenti di conoscitore. A Roma, dal 1922, esercita la libera docenza all’Università. Nel 1926 inizia la collaborazione con «Vita Artistica» di cui, dal 1927, assume la direzione insieme ad Emilio Cecchi, con il quale fonderà l’anno successivo la rivista «Pinacotheca».
Nel 1927 pubblica il Piero della Francesca, la celebre monografia tradotta immediatamente in lingua francese (1927) e subito dopo in inglese (1931). Nel 1934 seguirà l’Officina Ferrarese, elaborata sull’onda dell’esposizione dedicata alla pittura ferrarese del Rinascimento (1933). Sempre nel 1934 vince il concorso per la cattedra di Storia dell’Arte Medievale e Moderna all’Università di Bologna. Tra il 1935 e il 1936 organizza la mostra del Settecento bolognese. Gli interessi per l’arte contemporanea sono testimoniati dalla monografia dedicata a Carlo Carrà (1937) e dall’intensa frequentazione con Giorgio Morandi.
Nel 1939 si trasferisce a Firenze. Dirige (dal 1938 al 1940), insieme a Ranuccio Bianchi Bandinelli e a Carlo Ludovico Ragghianti, la rivista «La Critica d’Arte». Risalgono a questi anni i Fatti di Masolino e di Masaccio (1940) e Carlo Braccesco (1942). Il Viatico per cinque secoli di pittura veneziana (1946) – che segue la mostra allestita nel 1945 da Rodolfo Pallucchini – è anche il preludio alla successiva e intensa collaborazione ad «Arte Veneta» (1947 – 1948). Dal 1947 al 1958 fa parte della Commissione della Biennale di Venezia. Esce nel 1943 il primo annuario di «Proporzioni» (seguiranno altri tre volumi nel 1948, 1950 e 1963), che contiene tra l’altro il saggio dedicato agli Ultimi studi sul Caravaggio e la sua cerchia. Nel 1950 nasce la rivista «Paragone» alla quale ha affidato importanti editoriali di politica culturale e saggi su vari argomenti storico artistici. Nel 1949 viene chiamato all’Università di Firenze.
Longhi progetta e dirige le memorabili mostre bolognesi su Giuseppe Maria Crespi (1948) e sulla Pittura bolognese del Trecento (1950), e quella celeberrima organizzata a Milano su Caravaggio e i caravaggeschi (1951); cui seguirà nel 1952 il volume monografico sul maestro lombardo. Nel 1953 con l’esposizione milanese I pittori della realtà in Lombardia viene esplorata una tendenza espressiva che ha caratterizzato per diversi secoli quest’area artistica. Negli stessi anni lavora con Umberto Barbaro alla creazione di documentari su artisti (Carpaccio, Caravaggio, Carrà). Al 1956 risale il volume su Il Correggio e la camera di San Paolo a Parma.
Alla sua morte, nel 1970, lascia per volontà testamentaria “per vantaggio delle giovani generazioni” la collezione d’arte, la fototeca e la biblioteca custodita nella villa di via Fortini dove oggi ha sede la Fondazione che porta il suo nome.

La Collezione di Roberto Longhi. Dal Duecento a Caravaggio a Morandi (partic. di unopera di Dossi)

La Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi
La Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi nasce nel 1971 per volontà testamentaria di Roberto Longhi, che la dota della sua biblioteca, fototeca e collezione d’arte “per vantaggio delle giovani generazioni”. Ha sede nella villa “Il Tasso”, antico edificio che fu residenza dell’umanista Cristoforo Landino, acquistata da Longhi nel 1939. Qui lo studioso abitò con la moglie, la scrittrice Anna Banti, che istituì la Fondazione sua erede universale devolvendo la villa con i suoi mobili e arredi. L’impegno della Fondazione poggia tuttora sulle volontà testamentarie di Roberto Longhi e si articola in varie forme. Gli ambiti privilegiati sono l’indagine storico-artistica su temi e personalità dell’arte italiana fino al periodo contemporaneo e la connoisseurship.

La Fototeca
“riflette il mio lavoro specialistico di annotatore di opere d’arte e non tanto di quelle più comunemente reperibili… quanto di altre meno facilmente attingibili, perché giuntemi spesso in esame da fonti private in cerca di un’opinione responsabile” (R. Longhi)
La collezione della fototeca appartenuta a Roberto Longhi consiste di circa 60.000 unità, suddivise in contenitori ordinati per scuole pittoriche italiane ed europee dal XIII al XX secolo secondo le indicazioni dello studioso.
L’archiviazione digitale attualmente in corso si propone di salvaguardare il patrimonio fotografico e di catalogarlo sulla base di schede ragionate.

La Biblioteca
Il patrimonio librario della Fondazione Longhi si fonda sulla biblioteca di Roberto Longhi, lasciata alla sua morte insieme alla fototeca e alla collezione d’arte come patrimonio della fondazione da lui voluta. Alla sua morte i volumi ammontavano a circa 25.000, mentre adesso superano i 37.000.

Incontri, cinema, musica intorno alla mostra
Durante la mostra La collezione di Roberto Longhi. Dal Duecento a Caravaggio a Morandi, numerosi eventi ricorderanno questa figura illustre e poliedrica: dalle lezioni d’autore tenute da professori di grande prestigio, quali Mina Gregori, Giovanni Romano, Salvatore Settis, Vittorio Sgarbi, ai concerti con musiche del Novecento per ricordare le sue recensioni di spettacoli d’opera e di concerti sinfonici.
Vincenzo Cerami presenterà i rapporti dello studioso con il cinema. Roberto Longhi, consapevole delle potenzialità espressive dei mezzi audiovisivi, non solo frequentò i registi del Neorealismo, ma realizzò con Umberto Barbaro documentari su Caravaggio, Carpaccio e Carrà, destinati a supportare la sua attività didattica con una divulgazione più comprensibile e insieme corretta e critica. Non si possono dimenticare poi i film direttamente legati alla sua vicenda culturale, da Senso di Luchino Visconti al Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini.
A novembre sarà presentato il libro di Flavio Caroli, storico dell’arte, ordinario di Storia dell’arte moderna presso la facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, e del giornalista Lodovico Festa Tutti volti dell’arte (Mondadori). Un dialogo sull’arte crocevia in cui si catalizzano e interagiscono esperienze differenti e dimensioni lontane; terreno fertile per l’incontro fra civiltà.
Per conoscere le linee che hanno portato alla formazione della collezione di Roberto Longhi sono proposte visite guidate su prenotazione e aperture straordinarie. Ogni giovedì sarà possibile visitare la mostra fino alle 22 e in alcune serate un aperitivo precederà l’intervento di uno storico dell’arte direttamente davanti ai dipinti.
L’apertura al mattino (da lunedì a venerdì, ore 9.30-12.30), su prenotazione, è riservata alle scuole e ai gruppi. In particolare, per le scuole materne ed elementari sono previste attività didattiche al martedì, mercoledì e giovedì mattina dalle 10 alle 13, della durata di circa due ore. Il percorso è reso stimolante dalle schede che illustrano i dettagli ed i particolari curiosi di alcuni dipinti, trasformando la visita in una sorta di “caccia al tesoro” così da aumentare la concentrazione del bambino. Le impressioni visive vengono messe a punto nella fase di laboratorio, in cui si sperimentano materiali e tecniche diverse, realizzando un lavoro da portare a casa come documento e memoria dell’attività svolta. Ciascuna tematica propone un’analisi diversa: il ritratto si focalizza sull’evoluzione del costume, sulle espressioni dei volti e sulle tecniche usate dall’artista; l’elemento naturalistico sviluppa il concetto di tridimensionalità; il paesaggio si sofferma sul concetto di profondità e sul rapporto figura-natura; la natura morta si concentra sul criterio di simmetria-asimmetria e sull’accordo tonale dei colori.

Ancora per le famiglie vi sarà uno spettacolo del Faber Teater, compagnia teatrale professionista, nota nell’ambito del teatro per ragazzi per le collaborazioni con molti musei torinesi.

Tutti gli appuntamenti, salvo diversa indicazione, si svolgeranno presso l’Auditorium della Fondazione Ferrero alle 21 (Via Vivaro, 49 – Alba).

La Collezione di Roberto Longhi. Dal Duecento a Caravaggio a Morandi (partic. della locandina) La Collezione di Roberto Longhi. Dal Duecento a Caravaggio a Morandi (partic. di unopera di Gioacchino)

Una Fondazione per l’Uomo e la Cultura
Lavorare, Creare, Donare sono i valori guida che caratterizzano la Fondazione Piera, Pietro e Giovanni Ferrero.
Nata come Opera Sociale nel 1983, per volontà del Cavaliere del lavoro Michele Ferrero che la intitola ai genitori e allo zio, fondatori dell’industria dolciaria, nel 1991 viene riconosciuta come Fondazione dal Ministero dell’Interno ed è presieduta dalla signora Maria Franca Ferrero.
Nel rispetto dei princìpi etici della famiglia Ferrero, la Fondazione si propone come modello e punto di riferimento per tutte le realtà aziendali del Gruppo. Sulla base del modello italiano, in Francia e Germania sono già in corso iniziative a favore degli Anziani Ferrero e dei bambini.
La Fondazione Ferrero è operativamente organizzata in due settori: le attività sociali e le attività culturali.