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Come fare cultura attraverso le grappe: Il premio Nonino

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XXVIII Premio Nonino all’insegna della pace: testimonianze di Emilio Vedova, John Banville e Antonio Damasio

Nostro speciale servizio a Percoto. Si è conclusa felicemente la XXVIII edizione del premio Nonino, nella sede dello stabilimento di Percoto, a qualche chilometro della stupenda Palmanova. Com’era già nell’aria, i tre intellettuali, con toni ed esperienze diversi, si sono espressi nel rifiuto della guerra. Modo ormai consueto di essere contro corrente, tra il pacifismo e il benessere, degli intellettuali occidentali. Argomenti politici forti, pubblico attento e coinvolto dalla grande kermesse organizzativa dei signori Benito e Giannola Nonino, in mezzo ad alambicchi e macchinari di lavoro, sono gli aspetti che più ci hanno colpito. Tuttavia, l’innalzarsi ai grandi temi politici, sfidare con parole i potenti e i “criminali” di stato – nessuno ha adoperato questo termine nonostante fosse chiaro il messaggio contro la fame, la povertà e la guerra – e concludere in compagnia con pietanze, vini, dolci e grappe di prima scelta, è il risvolto della medaglia. Ma a Percoto, ormai è una consuetudine festeggiare in questo modo intelligente, cioè abbinare un prodotto industriale con la cultura, le arti, la scienza. Un co-marketing d’avanguardia che si è reso così famoso nel mondo che viene studiato, copiato e veicolato come “[E così il premio Nonino si è arricchito di] un enorme valore aggiunto confermando quell’afflato sociale che lo vede sempre più coinvolto” (G. Carbonetto, La Tribuna). Siamo tutti contro la guerra, ma non diamo garanzie per una pace durevole. Tutti a sentirsi fratelli attorno ad un tavolo bandido a festa, (a Percoto eravamo più di seicento invitati), con commensali ben selezionati, per il loro rango d’appartenenza: autorità politiche, amministrative, forze dell’ordine, industriali, molti intellettuali ed impegnati nella comunicazione. Insomma un giro di “amici ed estimatori” dei signori Benito e Giannola Nonino. Per la prima volta a questa grande festa tra il friulano ed il californiano, anche noi abbiamo potuto renderci conto quale sia ormai il loro “tasso” di notorietà nel mondo variegato dell’industria enogastronomica italiana. Un prodotto sensibile com’è la grappa, distillato che non farebbe troppo bene alla salute, sempre stato supertassato dallo Stato, in continuo conflitto con l’ufficio frodi, sofisticazioni, ed evasioni fiscali, e per ultimo anche in difficile competizione con altri distillati di rango mondiale (armagnac, whisky,…), la via della sua promozione socio-culturale sta dando dei risultati economici e di prestigio di notevole rilevanza a chi ha saputo coglierne l’occasione. L’esempio del clan Nonino è strabiliante perché la vera protagonista non è la Grappa ma la signora Giannola. Una signora vivace, socievole, intraprendente e onnipresente.

Ma veniamo ai premiati. Vedova, maestro delle arti figurative, è stato presentato dal regista Ermanno Olmi che ne ha individuato forza e genio nella sua semplicità. L’artista veneziano, classe 1919, ha improvvisato una risposta visibilmente emozionata, dichiarandosi sconvolto e commosso per questo senso di umano, per questo senso del dare che ci fa capire come sia necessario offrire tutti se stessi per criticare questi umani impazziti, per recuperare le condizioni di pace, per dire di no a tutte le guerre del mondo, per fare tutto quello che si può, chi con il pennello, chi con gli altri suoi strumenti. Banville, invece, è stato presentato dallo scrittore Claudio Magris e ha sottolineato la propria consapevolezza di essere europeo, sapendo che il nostro continente ha patito orrori e, dobbiamo riconoscerlo, ha anche inflitto orrori. Guardandoci intorno oggi, ci troviamo rannicchiati nella paura di un futuro incerto; ad alcuni, in verità, il 2003 sembra un altro 1939, un altro 1914. E poi si è chiesto quale possa essere il contributo dell’artista sulla via della speranza, concludendo che l’arte non darà da mangiare agli affamati, né scoraggerà quelli che ci odiano; non devierà le pallottole, né ci farà scudo contro le bombe. Tuttavia, dobbiamo chiederci come sarebbe il nostro mondo senza l’arte, per renderci conto di quale valore abbia. Diverso il discorso di Damasio che è stato presentato dal regista Peter Brook che ne ha sottolineato le qualità scientifiche e divulgative in un campo, quello del cervello, in cui ancora tantissimo è da fare. «Nel comprendere le intime connessioni fra emozioni, sentimenti e comportamento sociale – ha affermato – stiamo anche sviluppando nuovi modi di interpretare i conflitti umani. Di fatto stiamo ottenendo strumenti supplementari per risolvere i problemi posti da quelli che Jonas Salk amava chiamare “human affairs”, relazioni umane. In fondo è ciò che filosofi, artisti e individui politicamente consapevoli hanno cercato di fare per migliaia di anni. In alcuni casi, però, le soluzioni non si sono rivelate all’altezza delle circostanze, come oggi possiamo ben constatare di fronte al divampare della guerra in varie parti del mondo e al trascinarsi di problemi irrisolti che affliggono gran parte dell’umanità: si pensi alle malattie, alla povertà e alla violenza. Ed è proprio qui che la biologia del cervello può migliorare questo stato di cose aiutandoci a comprendere e guidare alcuni dei meccanismi alla base dei conflitti umani». Un sogno, a prima vista, ma anche un possibile incubo, se invece di perseguire il bene uno che potrebbe avere in mano questi futuribili strumenti decidesse di perseguire il male, o, più semplicemente, il proprio bene a scapito degli altri. Cose già successe e che stanno succedendo.

In apertura di giornata, dopo il consueto primo incontro in distilleria, Ulderico Bernardi aveva consegnato a Resi Perusini il “Risit d’aur” per premiare il grappolo di Picolit che proprio dalla famiglia Perusini è stato studiato e salvaguardato con scientifica e amorevole cura. Il pranzo è stato preparato dallo chef Roberto Cozzarolo del Ristorante “Da Toni” di Gradiscutta del grande Aldo Morassutti. I vini erano di Giovanni Puiatti, Dina e Paolo Rapuzzi, Girolamo e Alessio Dorigo ed il consueto caffè Illy (servito alla svelta con l’automatico). La cosa che ci è piaciuta di più è stata la salita sul palco di tutta la famiglia con figli e nipotini a spegnere assieme la grande torta di panna, meringhe e cioccolato della pasticceria Beltrame di Udine in onore alle Grappe Nonino, avvolti da canti e balli folk. E all’esibizione di forza del sig. Benito che è riuscito a frantumare in tre colpi di ascia un blocco di delizioso mandorlato. Ancora una volta Giannola e Benito Nonino con Cristina, Antonella ed Elisabetta e i giovani della terza generazione, hanno fatto centro. Concludiamo con le parole di Antonio R. Damasio “il premio Nonino celebra grandi scrittori. In qualche caso, come il mio caso, è assegnato a uomini di scienza.Comunque, nell’individuare gli scienziati e gli umansti, la giuria riconosce il lavoro di chi, in un modo o nell’altro, cerca di comprendere la commedia umana e i suoi drammi, per poi poter incidere sulla cultura”. Fare cultura attraverso un sorso di grappa è una buona e antica maniera. Ci vorrebbero mille Nonino e le cose cambierebbero. (Copyright Angelo Miatello)

Appunti di Jeanne Belhumeur da Ginevra.

Sulla Distilleria Nonino

Sono cinque le generazioni di questa famiglia che si sono dedicate anima e corpo al mondo della distillazione. Tutto ebbe inizio nel 1897 quando Orazio Nonino abbandonò l’alambicco itinerante, con il quale, di vigna in vigna, distillava già allora grappe di monovitigno, per creare la sua prima distilleria. Da allora la crescita è stata esponenziale tanto che oggi la distilleria Nonino, unico caso al mondo, lavora con 42 alambicchi discontinui a vapore in attività 24 ore su 24, garantendo una distillazione di pari passo con la vendemmia. “Non esiste una legge che obblighi alla distillazione entro un determinato periodo” ci dice Antonella Nonino, “solo il produttore può garantire la qualità con le scelte aziendali mirate”. La filosofia Nonino è proprio questa: materie prime selezionatissime, ritiro quotidiano della vinaccia e distillazione immediata entro il mese di novembre. La Nonino produce circa 50.000 litri di distillati all’anno. Vogliamo ricordare almeno due momenti salienti dell’attività della famiglia Nonino: nel 1973 Benito e Giannola decisero di lanciare una nuova tipologia di grappa, quella di monovitigno; iniziarono con un vitigno autoctono friulano, il picolit, per poi continuare con molti altri. Nel 1984 invece, dopo un viaggio di studio in Alsazia e nella Foresta Nera con Gino Veronelli, decisero di distillare l’uva; nacque cos” la Ue. “Fino a quel momento l’uva non era mai stata considerata come frutta da distillare”, racconta con grande entusiasmo Antonella Nonino. é stata una vera rivoluzione che ha aperto nuovi orizzonti per il mondo della distillazione. Bellissima la presentazione dei prodotti Nonino, le confezioni sono realizzate a mano utilizzando ampolle soffiate a mano volante e millesimate. Distillerie Nonino 33050 Percoto – Udine Tel. 0432.676331

Sulle grappe friulane

Cenni introduttivi di Vanni de Conti, fotografo e giornalista enogastronomo. Parlare di grappa in Friuli significa riferirsi ad un’arte antica, patrimonio dell’intero territorio. Questa regione vanta una secolare tradizione alchemica applicata alla produzione di bevande e composti aromatici usati per l’alimentazione e la medicina familiare. La nascita della grappa viene datata intorno al 1451 a Cividale. Il 10 per cento della produzione italiana deriva da questa regione dove operano 14 distillerie che con l’alambicco distillano vinacce e uve, frutti particolari e erbe officinali. In maggioranza si tratta di grappa ottenuta da vitigni a frutto bianco, alcuni autoctoni, altri internazionali, dai quali si ricavano prodotti di grande personalità. Tra questi vanno ricordate le grappe da monovitigno, che ricordano nell’aroma e nel gusto i vitigni d’origine. Già prodotte in passato, hanno trovato, grazie all’attività di una delle più importanti distillerie di questa regione, la Nonino, la rinascita e la meritata promozione nel mondo. “Il Consorzio tutela della grappa friulana è da sempre in prima linea nella protezione della qualità e dell’immagine della grappa” ci racconta Silvano Domenis, presidente del Consorzio e noto produttore. “Alla fine degli anni Settanta e all’inizio degli anni Ottanta quando erano fortissime le pressioni per definire la grappa come un prodotto derivante dalla miscelazione del distillato di vinaccia con alcol di vinello di vinaccia o addirittura per produrla interamente con vinello di vinaccia, il Consorzio friulano, insieme alle Associazioni produttori della provincia di Trento e di Bolzano, ha svolto un ruolo fondamentale nella difesa del prodotto sensibilizzando tutte le sedi istituzionali in una fase particolarmente critica quale l’elaborazione del regolamento comunitario (n. 1.576 / 1989). Queste spinte miravano a creare una grappa gentile, un prodotto facilmente industrializzabile, ben lontano dalla tradizione e dalla qualità”.

La realtà di questa Regione è caratterizzata anche da un rilevante movimento di vinacce che giungono da tutta l’Italia. Infatti avrete notato che molte aziende vitivinicole hanno inserito nella gamma dei prodotti offerti anche una grappa proveniente dalle loro vinacce; spesso e volentieri viene distillata in Friuli-Venezia Giulia.

Alcune famosissime grappe della Distilleria Nonino

Grappa di Tocai
È un prodotto di grande finezza ed eleganza, al naso si percepiscono aromi fruttati, tra i quali la pera accompagnati da profumi che ricordano i biscotti al cacao. Intrigante il contrasto tra la fruttosità olfattiva e l’estremo rigore dell’impatto con la bocca. Dopo qualche secondo si schiudono aromi di frutta di lunga durata, regalando una sensazione di grande piacevolezza. Gradazione alcolica:41 per cento Vol Capacità: 0,350

Grappa di Ribolla gialla Cru Vigna Nonino. Cristallina all’esame visivo, regala al naso aromi di uva passa e pasticceria, lievi le note floreali. In bocca risulta secca, vellutata, armonica; è dotata di grande equilibrio e di buona persistenza. Si ripropone l’aroma di uva passa e di frutta a polpa gialla. Gradazione alcolica: 45 per cento Vol Capacità: 0,500

UE di Vitigni Bianchi. La Ue è un distillato d’uva, un prodotto “figlio” di questa distilleria. Quella proveniente da vitigni bianchi, risulta molto profumata e intensa. Sono riconoscibili gli aromi di frutta, in particolare di albicocca e di scorze d’arancia candita. In bocca è morbida, equilibrata, le note fruttate dominano e marcano profondamente un prodotto decisamente accattivante.Gradazione alcolica: 38 per cento Vol .Capacità : 0,700 l

NONINO: Distillatori in Friuli dal 1897

– 1897: The art of distillation is a privilege of the Nonino family since 1897! Quality, innovation, research, professionalism and love for their work are their distinctive mark. Orazio Nonino, the founder of the family, will be followed by Luigi, Antonio, Benito with Giannola, Cristina, Antonella and Elisabetta. In 1928 the premises of the distillery, before an itinerant one, will be moved from Ronchi di Percoto to Percoto.

– December 1st, 1973 Benito and Giannola Nonino, in the respect of the tradition, revolution the way of producing and introducing grappa in Italy and all over the world. They create the single – grape grappa, the Monovitigno® Nonino, distilling separately the pomace of Picolit grapes. The success is so great that most Italian and also foreign distillers will follow the Nonino model.

– November 29th, 1975 With the aim of saving the ancient autochthonous vines of Friuli, which are on the way of extinction, they found the Nonino Risit d’Âur Prize; in 1983 they obtain the authorization of the European Economic Community to the replanting of Schioppettino, Pignolo and Ribolla Gialla.

– January 30th, 1977 The Nonino Literary Prize is founded; in 1984 it will be completed with the International section. The Nonino Prize is awarded every year, on the last Saturday of January, at the presence of men of culture, managers and many friends. The President of the Jury, formerly Mario Soldati, now is Claudio Magris. Rigoberta Menchù, then Nobel Prize for Peace, Leonardo Sciascia, Jorge Amado, Claude Levi-Strauss, Peter Brook, Raymond Klibansky, Yashar Kemal, Hans Jonas and V.S. Naipaul, Nobel Prize in literature 2001, are some of the great awarded. Since 1995 Claudio Abbado has entrusted the Jury of the Nonino Prize with the Salzburg Easter Festival Literary Prize.

– November 27th, 1984 Determined in the continuous research for the evolution of aquavitae, Giannola and Benito Nonino mark a turning point. Absolutely the first, they distill the whole grapes: it is “ÙE®, Grapes Aquavitae”. The Ministry Authorization for the production (D.M. – October 20th, 1984) is granted under specific request of the Noninos, after fighting against all sorts of bureaucratic and category obstacles. Also in this case the success is so great that most italian and also foreign distillers are induced to follow the Nonino model.

– December 1st, 1984 The refined and precious Nonino Collection begins, ÙE® Cru Monovitigno® Picolit, preserved in dated bottles, made by Baccarat, Riedel or Venini year by year. The whole collection today is worth over € 27.000,00.

– January 31th, 1987 In the cellars of Cristina, Antonella and Elisabetta the aging of ÙE®, grapes aquavitae, begins in Limousin, Nevers and ex Sherry bárriques.

– November 15th, 1989 The Noninos plant in Buttrio their own experimental vineyard of Picolit, Ribolla Gialla, Fragolino, Schioppettino and Pignolo. These grapes will be used to produce ÙE® of unmatched quality and characteristics.

– 1987-1997: One Hundred Years of distillation

– December 4th, 1996 Peter Brook with “Oh les beaux jours” by Beckett starts the celebrations for the One Hundred Years of distillation.

– January 25th, 1997 Altan dedicates to “Ben – Noah’s fourth son” the book telling the Nonino Family saga.

– September 27th, 1998 To toast to the One Hundred Years of distillation with their appraising friends the Nonino Family will take one thousand liters of ÙE® aged 10 years in Limousin, Nevers and ex-Sherry bárriques from the cellars of Cristina, Antonella and Elisabetta, year by year. ÙE® la “Riserva dei Cent’Anni”.

– January 29th, 2000 Concert of the Mahler Chamber Orchestra directed by Claudio Abbado for the Twenty Five years of the Nonino Prize.

– April 2000 After years of research from Honey, which in ancient times was considered a miracle of nature, Giannola and Benito with Cristina, Antonella and Elisabetta introduce GIOIELLO NONINO® the distillate of purity obtained from the distillation of only honey in all the varieties of its tastes, from acacia to straw-berry tree, from chestnut to sun flower, from dandelion to wildflower honey, each of which with its delicate, inebriating and winning spirit, the right synonymous of the distillate of purity.

– June 22th, 2000 at CHRISTIE’s in London, at the most important Italian wine and distillates auction ever held so far, some pieces of the Nonino Collection are put up for auction and they realize from GB£ 1,540 vintage 1990, to GB£ 1,595 vintage 1989.

– October 29th, 2000 At the “Salone del Gusto” of Turin, Alain Senderens of “Lucas Carton”, Paris and Alfonso Iaccarino of “Don Alfonso 1890”, Sant’Agata sui due Golfi, three Michelin stars, are the “godfathers” of ÙE® La Riserva dei ‘Cent’Anni’, placing it side by side with the great Cognac, Armagnac and Rhum, for its quality, pleasure and sensations, and considering it a perfect partner of Cuban cigars and excellent with great personality cheese.

– December 6th, 2000 The University of Udine introduces the book “Il Caso Nonino, lo spirito d’impresa” (the Nonino case, the spirit of enterprise). Written by Cristina Compagno, professor of Firm Strategy at the University of Udine and published by Utet-Isedi.

The Nonino is the first Italian company, in the field of wine-making and distillation, to receive the great honor of becoming a case study for University and Business School. The volume belongs to a prestigious collection directed by Giorgio Brunetti (University Bocconi) and Giovanni Costa (University of Padova) whose aim is the innovation of management teaching through the examination of real managing experiences of our country. An acknowledgement, also in the Academic – Scientific field, for the long research and the hard work of the Nonino Company which, in the past, was given only to companies such as Fiat, Marzotto, Fininvest and Luxottica.

– December 14th, 2000 Jewels and Jewels, the Nonino Collection is introduced in Rome in the jewels world temple: Bulgari, Via dei Condotti.

– July 28th, 2001 Yokoama. At the Exhibition “Italy in Japan 2001”, mounted by Andrea Branzi for the Triennale of Milan, the Nonino Collection ÙE® Cru Monovitigno® Picolit is exhibited in the section “Design as a life style”.

– May 11th, 2002 Giannola Nonino is one of the winners of Mele d’Oro 2002 (“Marisa Bellisario” Award) – entrepreneur section “because she was the first woman who gave a determinant contribution to the affirmation of a new of a new course in the world of distillation, turning a small structure into a reference point for the production of aquavitae”.

– June 9th, 2002 The prestigious Prize “Oscar del Vino 2002” (Wine Oscar 2002) – Special Prize of the Jury is awarded to the Nonino Family by the Italian Association of Sommeliers with the following motivation: “… for the extraordinary work that a family has been doing for many years in favour of a totally Italian product. Very high image, high quality, careful research and experimentation. Acknowledgements from everywhere, from The President of the Republic to the most prestigious national and international acknowledgements”. The Prize is given by Arnoldo Foà.

– October 16th, 2002 the Nonino Collection is enriched of a new jewel, designed by Luca Cendali and flying hand made by Venini in Murano, in blown glass, with ancient pipe working in “zanfirico”, in which three air threads are imprisoned, with further enrichment of three colored pipes, portraying “The Gunas” according to Hindu alchemy the primordial energy in its three elements:

Tamas / Obscure – in milk glass / red / black color

Rajas / Active – in milk glass / apple green / amethyst color

Sattva / Bright – in milk glass / sapphire / aquamarine color

Rassegna stampa delle edizioni del Premio Nonino a cura di Jeanne Belhumeur, Angelo Miatello e Vanni de Conti

XXVIII edizione 2003 Premio Nonino

A trent’anni dalla creazione del Monovitigno Nonino, il Premio Risit d’Aur viene assegnato al Grappolo di Picolit quale testimone della rivoluzione effettuata da Giannola e Benito Nonino il 1° dicembre 1973, rivoluzione che ha trasformato la grappa da cenerentola a regina delle acqueviti. Il Premio al Grappolo del Picolit sarà simbolicamente consegnato a Resi Perusini, nipote di Giacomo Perusini, titolare nel primo ‘900 della cattedra ambulante provinciale dell’agricoltura di Udine, che nei suoi vigneti di Rocca Bernarda, realizzò un secolo fa il recupero di questa varietà d’uva alla storia enologica del Friuli. Novella vignaiola, Resi Perusini si è ripromessa di continuare l’opera del nonno nelle sue vigne di Gramogliano di Corno di Rosazzo. Il premio sarà consegnato da Ulderico Bernardi alle distillerie Nonino a Percoto sabato 25 in una giornata che comincerà alle 11 e il cui programma prevede la distillazione di Gioiello Nonino, il distillato-acquavite di miele di girasole. Seguiranno l’assegnazione dei premi Nonino al loro XXVIII anno, la presentazione dell’opera di Enrico Castellani e, infine, pranzo, ballo e brindisi con i Cru monovitigno grappa, Ùe e distillati di miele (da Il Messaggero Veneto, gennaio 2003)

XXVII edizione 2002 premio Nonino

Il romanziere romeno Norman Manea, che vive l’esilio come essenza stessa della propria individualità; il saggista bulgaro Tzvetan Todorov, esule anch’egli, critico nei confronti di ogni determinismo, biologico, sociale, culturale o psichico, convinto con Montaigne che l’esistenza umana resterà sempre un «giardino imperfetto»; i responsabili e i fondatori del progetto educativo per l’infanzia di Reggio Emilia che forma bambini felici che saranno adulti non esiliati, non sradicati. Sono questi i maestri protagonisti del Premio Nonino 2002, ventisettesima edizione di un rito sempre uguale e sempre diverso. L’appuntamento di fine gennaio nella distilleria di Giannola e Benito a Percoto, in questa campagna friulana che sembra lontana, ma che possiede tutti i colori, i sapori e gli odori (compreso quello inconfondibile della grappa) di una terra che senti vicinissima, è una festa, scandita da tanti momenti: la distillazione del nuovo «Gioiello» Nonino (tocca all’acquavite di miele di castagno), l’assegnazione dei premi con i discorsi, il pranzo con le centinaia di invitati, la musica e i balli. É una festa che sa coniugare con maestria leggerezza e impegno, allegria e cultura; che sa lanciare appelli e messaggi profondi con tocchi leggeri eppure incisivi. Qui perfino il torrone può essere protagonista: dopo pane, vino e olio, il Premio Nonino Risit d’Aur è andato al torrone prodotto nella bottega di Visone-Piemonte da Giovanni Verdese Porta detto «Canelin». Qui anche i bambini e i loro educatori possono essere protagonisti, come quest’anno, con la scelta di premiare come maestro italiano del nostro tempo il progetto per l’infanzia di Reggio Emilia, «noto nel mondo ma non in Italia», come ha commentato il regista Ermanno Olmi, membro della giuria, di cui fa parte anche V. S. Naipaul, lo scrittore premio Nobel, cui è andato l’applauso più caloroso. Il premio è stato consegnato al responsabile del progetto, presente con due educatrici e una delle mamme fondatrici degli asili reggiani. I bambini presenti erano invece i figli delle sorelle Nonino, Elisabetta, Cristina e Antonella, tra cui le neonate Gaia e Caterina, che hanno dato a Giannola, l’infaticabile animatrice del Premio, un’emozione in più, oltre a quella grande che le riserva ogni anno la manifestazione. «Sono la nonna più felice del mondo» ha detto davanti a tutti. Sulla lingua, che è sempre la casa e la patria per uno scrittore, Manea afferma che «essere esiliato anche da questo ultimo rifugio rappresenta il più brutale decentramento del suo essere, una bruciatura che si apre la strada fino al cuore della creatività». E sull’esilio, aggiunge che «sempre più esso è diventato un simbolo dei nostri tempi. Dovunque, la gente fronteggia le contraddizioni fra la cosmopolita modernità centrifuga e l’esigenza centripeta- o almeno nostalgia-dell’appartenere». Si interroga anche sul futuro che ci aspetta dopo l’11 settembre. «É impossibile prevedere che posto, se ne avrà uno, la letteratura avrà in futuro. Non oso sperare, come fece Dostoevskij, che la bellezza possa salvare il nostro mondo. Ma possiamo sperare che possa ancora avere un ruolo nel consolare e riscattare la nostra solitudine, la nostra esistenza decentrata. Possiamo sperare che la sua promessa di bellezza, la sua sfida della verità, la sua ridefinizione della bontà, la sua imprevedibile giocosità saranno difficili da abbandonare anche in tempi incerti e pericolosi». «Il nuovo disordine mondiale» è il tema del discorso di Todorov, presentato da Emmanuel Le Roy Ladurie, membro della giuria, il quale rileva che il Premio Nonino a un maestro del nostro tempo consacra e riconosce nel filosofo «un grande europeo che non ha mai smesso di dichiararsi tale». Parla in francese, così come Todorov, che vive a Parigi, e che usa toni eleganti per contenuti taglienti. Per lui la novità principale che gli attentati dell’11 settembre hanno rivelato sta nel maggior potere degli individui o dei gruppi d’individui. «Prima- osserva Todorov- solo uno Stato, e quello fra i più potenti, poteva organizzare un’azione così complessa; stavolta è stata messa in atto da alcune decine di individui. Questa situazione ha lasciato intravedere la possibilità di conseguenze ancora più drammatiche. Questi stessi individui potrebbero procurarsi armi di distruzione e di massa (chimiche, biologiche o perché no, nucleari).» «I malfattori- aggiunge- non sono più gli Stati: e possono quindi nascondersi senza troppe difficoltà e sfuggire ad una risposta militare; un individuo non ha territorio». La sorprendente conclusione cui giunge Todorov è che «il pericolo che minaccia le nostre società non è solo la conseguenza di attacchi esterni, ma dipende anche da tratti caratteristici delle nostre stesse società, tratti dei quali andiamo addirittura fieri, come i progressi sociali e tecnologici e la libertà di cui godiamo». Come fare per proteggerci dalla nuove minacce, in che cosa dovrebbe consistere il nuovo ordine mondiale? si chiede l’autore di Memoria del male , tentazione del bene , e risponde: «Possiamo constatare che faremmo meglio a preservare e rafforzare le nostre istituzioni politiche e prima di tutto lo Stato o il gruppo di Stati, come nel caso dell’Unione Europea. Non lo Stato-nazione, etnia, razza o religione, ma lo Stato-entità politica. Solo lui può proteggerci. Da un lato il potere smisurato degli individui. Dall’altro la tutela vincolante di un gendarme universale, dell’impero unico: un mondo policentrico, pluralista, fondato sull’equilibrio e la reciprocità è preferibile a un pianeta unificato. Entità intermedia fra l’universale e l’individuale, il corpo politico resta il miglior garante delle fragili conquiste della nostra civiltà. Ma ricordiamoci soprattutto che il rimedio miracoloso non esiste: ogni vittoria ha il suo prezzo». Norman Manea è nato nel 1936 a Suceava, Bukovina, Romania. Deportato da bambino, nell’ottobre 1941, nel campo di concentramento di Trasnistria in Ucraina. È ritornato in Romania con i membri sopravvissuti della sua famiglia alla fine della seconda guerra mondiale. Ha lasciato la Romania nel 1986, si è stabilito prima a Berlino Ovest (dove ha vissuto nel 1987) e quindi negli Stati Uniti. È ora Francis Flournoy Professor di Cultura Europa e scrittore in forza al Bard College e vive, con sua moglie Cella, a New York City. «Testimone della più efferata barbarie perpetrata nel XX secolo – recita la motivazione del Premio Nonino – profondamente intriso di quell’ humanitas mitteleuropea, è un autore che “deve essere conosciuto” perché, nella condizione più umiliante che una “civiltà” può offrire ad un individuo, quella di esule, ha saputo descrivere nei suoi romanzi e nei suoi saggi, con magistrale potenza la grottesca spettralità del totalitarismo trasformandola in una metafora dolorosa, tragicomica e struggente della condizione umana». «Nell’assumere nei suoi saggi l’individuo come valore- si dice nella motivazione del Premio Nonino- Todorov richiama la straordinaria attualità dell’ideale umanistico, rispettoso dell’equilibrio fra esigenze del pluralismo e aspirazione dell’essere all’unità. Nell’insieme delle sue opere, tutte di assoluto impegno morale e intellettuale, emerge con chiarezza l’ostilità verso le tentazioni utopiche sotto qualunque forme prospettate». «In un mondo attraversato da tentazioni di disumanità diventa indispensabile manifestare un forte impegno civile per la formazione delle nuove generazioni». Su queste basi la giuria del Premio Nonino ha assegnato il suo riconoscimento dedicato ai maestri italiani del nostro tempo, al Progetto per l’infanzia di Reggio Emilia . Nato da un atto d’amore di molte madri che nell’immediato dopoguerra raccolsero i residuati bellici per finanziare una magnifica impresa di pace, oggi è costituito da tredici Nidi e ventuno Scuole per l’infanzia. Questo progetto «che accredita ai bambini potenzialità e creatività, riconoscendoli soggetti di diritti e portatori di proprie culture e autonomie, crea premesse fondamentali per una più alta condivisione di cittadinanza degli individui» come sintetizza Loris Malaguzzi, fondatore di questo sogno. di Lorenzo Reggiani inviato a Percoto (Udine) (L’Arena – il giornale di Verona).

“Premio Nonino”. Già incalza la sesta generazione.

La famiglia, l’azienda, la grappa: la trimurti del premio Nonino è “celebrata” nella gigantografia di Francesco Altan che si può ammirare nell’atrio degli uffici della distilleria. Rappresenta l’albero genealogico della dinasty di Percoto, ma è ferma a diversi anni fa e andrebbe aggiornata. Tra il fondatore Orazio (1897) e le figlie di Benito e Giannola ci sono cinque generazioni: il simpatico albero (che è, ovviamente, una vite) avvolge nei suoi tralci i vari discendenti, ma non accenna neppure alla sesta, che ormai incalza. Molto orgogliosa, aprendo la premiazione, nonna Giannola ha mostrato i suoi nipoti («I continuatori, la garanzia che il premio non morirà!»). Tra i figli delle figlie, la maggiore è Chiara, ormai sedicenne, bruna, alta e slanciata come mamma Cristina Bardelli. Una figurina che negli ultimi premi si era già affacciata nei gruppi fotografici come quinta donna accanto al felice Benito. E l’altra sera ha fatto un altro passo avanti, ha debuttato nella cena con i vip. Un po’ distaccato c’è il quindicenne Davide, poi Francesca, 10 anni. Completa la nidiata dei nipoti la figlia di Antonella, Sofia, che ha quasi 4 anni. L’immagine speculare della ditta rimane sempre lei, «Giannola degli spiriti», che ieri – centenario della morte di Verdi – è riuscita a far cantare Va pensiero al coro Sot la nape di villa Santina, ma anche ad alcuni ospiti, tra cui l’immancabile Simona Marchini. E al momento della consegna del Risìt d’aur ha avuto la soddisfazione di veder salire sul palco il riluttante Benito, che alle luci della ribalta preferisce il lavoro sodo fra i tini e gli alambicchi. Come ogni anno, la festa ha avuto il prologo villereccio con la distillazione in diretta di un tipo speciale di grappa, questa volta tratto da un insolito frutto, il corbezzolo. Nel capannone che si apre sul cortile, tra le botti e l’odore di vinacce, è cominciato l’arrivo degli ospiti, festosamente accolti dalle bande di Pozzuolo e Povoletto, nonché dai danzerini del Chino Ermacora di Tarcento. Tra un brindisi e un assaggio di golosèz, sul maxischermo scorrevano le immagini che hanno fatto grande il premio Nonino: volti indimenticabili come quelli di Soldati, Brera, padre Turoldo, Sciascia. E poi tutti (cinquecento e passa) nel salone per la cerimonia e il convivio servito da Aldo Morassutti di Gradiscutta. (da Il Messaggero Veneto).