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Armani a Shanghai e Hong Kong: un gran successo

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Hong Kong, 22 aprile 2004. Giorgio Armani è in Cina da imperatore. Così si potrebbe intitolare il nostro servizio che, attraverso una ricerca nel web abbiamo potuto constatare quanto successo stia riscuotendo il noto stlista milanese. Le sue sfilate a Shanghai prima e Hong Kong poi hanno riscosso un gran successo di pubblico e critica. Le creazioni per l’autunno-inverno sono piaciute a tutti a tal punto che giornali e televisioni hanno fatto a gara per intervistare Armani.

Che sia davvero un fenomeno? Sì!, ci dicono le nostre esperte di moda Jeanne Belhumeur e Nathalie Doucet che seguono con una certa attenzione il programma della nota casa sartoriale nel Paese di Mezzo (questo il significato della parola cinese Zhongguo, ovvero: Cina). Riconosciuto e fermato per strada dalla gente comune, lo stilista in questi giorni è comparso sulle prime pagine di tutti giornali locali, con grandi foto che lo ritraggono davanti al suo nuovo negozio al “Three on the Bund” (Shanghai), ma anche con i bambini in braccio, come capita solo ai leader. A conferma di questo enorme successo mediatico, inaspettato perfino per lo staff che ha organizzato il tour di 8 giorni in Cina, è arrivata anche l’intervista ad Armani realizzata da Shui Junyi, il più famoso anchorman cinese, per la “Cctv1”, una televisione che ha un’audience di ben 650 milioni di spettatori (la Rai 1 ha per esempio per il festival di San Remo, circa 11 milioni di spettatori).

Una cifra che impressiona, e che ha stupito pure Giorgio Armani, il quale ha poi affrontato, in una conferenza stampa, oltre duecento giornalisti, provenienti anche dal Giappone, dalla Corea, da Taiwan, dall’Australia, dall’Europa e dagli Usa. Tutto bene? Be’, qualche aspetto poco piacevole dell’impressionante popolarità raggiunta si è comunque presentato. Anche se l’imprenditore milanese ha mostrato grande capacità diplomatica. Ovviamente parliamo di contraffazione e imitazioni. Giorgio Armani ha però trovato “lusinghiera” l’imitazione dei suoi articoli, al punto da aver comprato un finto orologio Armani “made in Shangai”. “Era una copia perfetta di un orologio Emporio Armani”, ha spiegato lo stilista incontrando i giornalisti a Hong Kong, specificando di averlo pagato 18 euro, appena il 10 per cento rispetto decisamente meno dell’originale.

Nel weekend, Giorgio Armani ha annunciato l’apertura di un negozio a Shanghai, e ha raccontato di aver trovato il suo nome più volte utilizzato in modo improprio. “So di avere alcuni negozi in Cina, come Armani Fiori, Giorgio Armani, Emporio Armani, che non hanno nulla a che fare con me”, ha spiegato. Lo stilista ha aggiunto di aver contemplato l’idea di procedere per vie legali nei confronti dei contraffattori, e di aver poi deciso che era meglio stabilire un rapporto con la Cina vendendo i suoi prodotti. I “falsi” Armani possono sì creare “confusione” presso i consumatori, ma “d’altra parte è lusinghiero essere copiati. Se ti copiano – ha concluso – vuol dire che stai facendo la cosa giusta”.