Il cardinal Antonio Maria Rouco Varela officiante dello sposalizio del principe Felipe di Borbone

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La mitra, la stola e la casula del cardinale Maria Rouco Varela (che non è una donna cardinale) che unirà in sposi il principe Felipe di Borbone e Laetizia Ortiz Rocasolano sabato 22 maggio nella cattedrale di Nostra Signora dell’Almudena, sono realizzati da una nota sartoria talare della Marca, la “Decimo Regio” di Gianluca Scattolin e Christian Corizzato.

(Nella foto: l’artista Shozo Schimamoto in una foto-diapositiva)

Treviso, 19 maggio 2004. Buone notizie per il made in Italy. Il matrimonio tra l’erede al trono spagnolo, Felipe di Borbone, e la giornalista Letizia Ortiz Rocasolano, ci sarà l’arte di un paio di stilisti trevigiani. Gianluca Scattolin e Christian Corizzato, titolari della sartoria talare “Decimo Regio” di Treviso, hanno inviato anzi tempo a Madrid i paramenti necessari per gli officianti la prestigiosa cerimonia, che si svolgerà sabato 22 maggio nella cattedrale di Nostra Signora dell’Almudena.

Il cardinal Antonio Maria Rouco Varela, arcidiacono della metropoli di Madrid, oltre ai suoi assistenti e a due diaconi, indosserà “casula, mitra e stola in pura lana a quattro capi, di colore bianco tramata in lurex d’oro, con ornamenti in broccato papale versione oro a modulo piccolo”.

(Nella foto un primo piano di Duomo settecentesco veneto)

Il paramento sacro sarà molto semplice, nonostante l’importanza dell’occasione regale, in linea con la sobrietà della socialistizzante monarchia spagnola e, pare, anche con l’abito che la futura sposa ha deciso di farsi confezionare in accordo con la suocera Sofia. “Almeno due miliardi di persone seguiranno in mondovisione la cerimonia” e per gli stilisti Gianluca e Christian è una gran soddisfazione che premia tanti anni di lavoro fatto con le mani e il cuore. Non si conoscono tuttavia i costi di questi preziosi indumenti che finiranno come tutti gli altri nei cassettoni della Curia spagnola. Si sa che la chiesa cattolica non ha mai lesinato in vita sua in questo genere di spreco. La sobrietà è una parola gonfia per un pubblico amante dello sfarzo e del decoro. Un rito religioso consacra la divinità che è in tutti noi, basta approfittarne. Per il resto ci penserà un altro. Ma qualcuno a Treviso, nei bacari dei bassifondi, malignamente azzarda che “siano costati all’incirca 25.000 di euro, quasi cinquanta milioni di vecchie lire”. Forse costui ha bevuto un calice di rosso in più, perchè la smentita viene categoricamente sottolineata dai sarti.

I due maestri sartori “X Regio” non hanno vestito soltanto alti prelati, ma in più occasioni anche il Papa Giovanni Paolo II: “E’ nostra, anche se pochissimi lo sanno, la veste che il pontefice indossò durante il Giubileo, nel giorno dell’apertura della Porta Santa. Un paramento che suscitò polemiche, perchè decisamente non tradizionale. Del resto, ce l’avevano chiesto adatto ad entrare nel terzo millennio”.

American TrinitySono 64 le mitre, le casule e le stole fornite a Giovanni Paolo II nell’arco dei suoi 25 anni di pontificato: dal velluto al rosso, dalle pietre preziose al tradizionale verde, dai laminati d’oro ai tessuti arabescati e colorati con le sfumature più inusuali: “Abbiamo confezionato anche la stola che il presidente della Provincia Luca Zaia portò al Papa in dono ad ottobre”.

(Nella foto “American Trinity”, Open 2004, Terrazza dell’Hotel Excelsior)
Stavolta a commissionare i preziosissimi ma semplici vestimenti cardinalizi per le nozze tra il rampollo di Borbone e Letizia la casta, è stata l’Associazione Industriali Tessili di Prato, che si è accollata tutti i costi sia per le stoffe che per la fattura. Anche se, data l’importanza del matrimonio regale, la spesa è stata abbastanza contenuta: circa un migliaio di euro. “Questo perchè non è un capo ridisegnato di sana pianta, ma una variazione da un modello di prèt a porter, che ci ha richiesto un paio di settimane di lavoro”. Ecco che, per paura di passare per lussuriosi o complici di una lussuria trasversale, in una regione dove ancora la chiesa è dei poveri e per i poveri, è meglio “svalutare il prodotto”, cioè renderlo “comune e copiato”. Ma se il re venisse a saperlo che il cardinale indossa mitra, stola e casula di poco valore (Appena un migliaio di euro) si scandalizzerebbe, quando i vestiti della stessa sposa, dello sposo e delle damigelle dovrebbero costare più di 500.000,00 euro, secondo quanto ha scritto The Mirror (Lo specchio), settimanale molto polemico di Londra.

Sorridono i due sarti-stilisti, specializzati in paramenti sacri, quando viene chiesto perchè proprio loro siano stati prescelti per vestire il cardinal Varela: “A Roma durante una cerimonia abbiamo conosciuto Andres Pardo Rodriguez, cerimoniere dell’alto prelato madrileno. Abbiamo discusso sulle stole papali e da lì è nato tutto, al cardinale Varela piace tanto l’oro. Dobbiamo dire che però noi non prediligiamo i tessuti strettamente ecclesiastici ed acquistiamo metrature prestigiose per occasioni speciali”.