Nel 1961, Pietro Manzoni fece scalpore con le sue scatolette di “Merde d’artiste”, rigorosamente esposte in una Galleria milanese d’arte contemporanea. Anzi oggi i critici e storici dell’arte (compreso l’on.Vittorio Sgarbi) ne vantano l’originalità e la fantasiosa idea. L’opera d’arte è conservata al Museo d’arte contemporanea di Castello di Rivoli a Milano. Questa provocazione del trentenne artista di Lugo, scomparso giovane, aveva un significato di presa in giro del mondo dell’arte che, a suo parere, era fermo, ottuso e rimasto indietro con i tempi. Tutto è arte quello che produce l’artista, e la sua merda va conservata, collezionata, repertoriata, come segno intangibile di una corrente filosofica di cui solo pochi possono capire. “Se sono l’artista e questa è la mia merda, è merda d’artista, e quindi è arte, perchè io mi esprimo con il mio corpo”. Questa provocazione, come sostiene Sgarbi nel suo recente “Da Giotto a Picasso (Rizzoli, 2000, p. 14) rappresenta un “tentativo estremo di produrre cose così incostistenti da sfuggire a quello che è stato il vero dominantore dell’arte dalla fine dell’Ottocento fino ad oggi: il mercato”.
Merde d Merde d La copertina del libro di Sgarbi
Quarant’anni dopo, “defecazioni reali e tangibili” in luoghi pubblici non fanno più “cronaca quotidiana”. Ormai più nessuno ne fa caso, nemmeno il netturbino munito di grossi camion con la gru per lo svuotamento di cassonetti.
Tra cani e qualche gatto, uomini o bambini che fanno la pìpì a ridosso di muri, angoli o portoncini del centro storico, non vi è più limite. Non solo vi sentite avvolti da un orrendo odore acre, ma potete anche scivolarci sopra. L’assicurazione del Comune non garantisce il risarcimento danni, potevate schivarle! Le calli sono di tutti.
Solo a Treviso, si legge nelle cronache estive, “lo Sceriffo Gentilini” ha deciso di emettere una disposizione sanzionatoria contro chi passeggia lungo le vie del centro con il proprio cane piscione. C’è il ricorso al Tar degli amici dei quadrupedi e sabato scorso, a migliaia, hanno manifestato contro questa “impudica decisione leghista, antianimalista”.
Informazioni GAP
Per mancanza di cessi pubblici (un tempo chiamati “vespasiani”), un nostro acuto corrispondente che si aggirava nei paraggi del Palafenice al Tronchetto per assistere ad uno spettacolo della Biennale di Venezia, ha notato una “Merde de Touriste”. L’ha fotografata e ci ha chiesto di pubblicarla, nella speranza che qualcuno provveda a “rimuoverla”.
Attesa sulla corte del Palafenice Gabbiotto all
Sbarriamo subito il campo da eventuali malintesi: il “Touriste de passage” è stato abbastanza pudico che, per non essere visto, si è posizionato dietro ai cassonetti verdi, pensando forse che un giorno gli “operatori alla nettezza urbana” avrebbero pulito l’asfalto con un idrante da pompieri.
Purtroppo, la “Merde de Touriste” è ancora lì, nascosta tra ciuffi d’erba, fazzolettino ed un sacchetto di plastica rosa. Anzi ce ne sono due, cattivo segno.
Un’opera ingegnosa di occultamento che è servita a poco. E solo le stelle possono dirci di che sesso sia/siano l’ “Artiste-Touriste”.
E già che ci siamo, sorprese di questo genere ce ne sono parecchie a Venezia: in certi angoli nascosti di calli, ai Giardini di Sant’Elena, ai Giardini del Casino, dalle parti dell’imbarco dei traghetti, lungo il litorale del Lido e di Punta Sabbioni.
“Milioni di turisti arrivano al Tronchetto in tutte le ore del giorno”, chiosa un professore di Ca’ Foscari che monitora il terrirorio veneziano. I servizi igienici si contano sulle dita della mano, rispondiamo noi. Ce ne sono solo una decina all’interno del parking coperto (ma non tutti lo sanno). Per il piazzale esterno, quello adibito ai milioni di turisti giornalieri, non ne abbiamo notati. Forse c’è un gabinetto all’interno del grande chiosco quadrato centrale che di sera è chiuso
Questa è una sproporzionata situazione, di uno a un milione, ci commenta l’economista Brunetta.
Il ritorno in Traghetto Sul vaporetto
A qualcuno spetta il dovere politico, istituzionale e morale di predisporre dei bagni con WC, lavandini, una doccia a pagamento (come in Piazzale Roma, alla Stazione Ferroviaria di Santa Lucia e a San Marco).
Che c’è di male se si fa la pipì e la cacca in un sanitario “Dolomite” , “Ideal Standard”, Richard Ginori”, “Igienic SuperClass”?
Chi è il responsabile se migliaia di “Artistes-Touristes” fanno i loro bisogni lungo la rete di cinta del parking Tronchetto, dietro gli angoli di certe calli nascoste, ai giardini pubblici, dietro la chiesa di San Marco o nella spiaggia del Lido, lungo la diga di Punta Sabbioni, a ridosso delle siepi dei parcheggi esterni dell’aereoporto Marco Polo?
Soluzione ingarbugliata che l’allievo dell’economista cerca di darci una risposta:
1. Chi gestisce il parking e ci guadagna.
2. Il Comune che applica una tassa sul suolo e sulla licenza.
3. La ditta appaltatrice per la nettezza urbana veneziana.
4. Il Ministero per i beni culturali, essendo Venezia una sorvegliata speciale.
5. Il Ministero della Sanità pubblica e dell’Igiene.
6. Il Ministero dell’Ambiente.
7. L’Assessorato alle attività produttive e al turismo.
….
Dune di calcestruzzo al Palafenice Tariffario per Camper, Bus, Roulotte
L’entrata al parcheggio sul piazzale è destinata solo a Bus, Camper e Roulotte (come si legge nel tabellone giallo) e può costare anche più di cinquanta euro al giorno.
Una merda in primo piano Sacchetti con merda al Parking Tramonto su porto Marhera
La “Merde de Touriste” – quella che purtroppo vedete tra i ciuffi d’erba, un fazzolettino “Tempo” ed un sacchetto rosa è dietro ai bidoni verdi delle immondizie – è immortalata per ricordare che giace da parecchio tempo.
Parking Tronchetto per Bus e Camper Un autista che si disseta Tramonto su porto Marhera
Oltre alla “Merde de Touriste” al Tronchetto ci sono “fantasiose bancarelle di lamiera ondulata con appesi indumenti erotici, magliette di squadre di calcio, maschere di carnevale, gondole in plastica e pesci di vetro di Murano”. Il Tronchetto è per così dire l’anticamera della città più bella al mondo che coinvolge ricchi paperoni e intellettuali di tutto il mondo per la sua salvaguardia. E’ un’immagine eloquente che fa da cornice ad una Venezia spendacciona, trafficona, inerme. Però Venezia è anche Veneto e Italia.
I chioschi al Tronchetto La maglia azzurra in Piazza San Marco
Uscendo dal parcheggio del Tronchetto, o scendendo dalle ingombranti autocorriere l’obbligo non è di offrirvi dei servizi igienici ma di farvi camminare in mezzo alle bancarelle (che formano un semicerchio) stracolme di indumenti erotici, magliette delle squadre di calcio, cappelli e maschere, gondole e vetri di “MuranoGlass”.
Il cibo per il turismo di massa I Chioschi al Tronchetto
Un mercatino “che piace tanto al mondo asiatico, a quello germanofono, e italiano”, ci ribatte un bancarellista con forte accento veneziano.
I nuovi turisti cinesi allo sbarco al Tronchetto Parking Tronchetto per Bus e Camper
Lucky Tour Due autisti che si riposano L
Austriaci, svizzeri, tedeschi, danesi avrebbero speso meglio i finanziamenti pubblici per il mega parcheggio al Tronchetto, predisponendo dei servizi adeguati alle pudiche necessità. Non avrebbero certo permesso che si trattasse un suolo pubblico come toilette a cielo aperto e vi si sistemassero delle orrende baracche di lamiera. Ma come si sa, la provvisorietà è una malattia tutta italiana.