giovedì 14 ottobre
ore 18.00
Teatro Malibran
KLANGFORUM WIEN
direttore Beat Furrer
clarinetto basso Ernesto Molinari
percussioni Lukas Schiske
pianoforte Marino Formenti
pianoforte Florian Müller
Georg Friedrich Haas (1953)
Wer, wenn ich schriee, hörte mich… per percussioni e ensemble (1999) 25′ prima es. it.
Johannes Maria Staud (1974)
Black Moon per clarinetto basso (1998) 11’prima es. it.
Beat Furrer (1954)
nuun per 2 pianoforti e ensemble (1995-96) 18′ prima es. it.
in collaborazione con Forum Austriaco di Cultura
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
ore 20.00
Teatro La Fenice
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO LA FENICE (in diretta su Rai Radio 3)
direttore Bernhard Kontarsky
soprano Alda Caiello (Epitaffio I, Epitaffio III), Patricia Rozario (Como Cierva Sedienta)
baritono Roberto Abbondanza
fagotto Pascal Gallois
direttore del coro Piero Monti
Arvo Pärt (1935)
Como Cierva Sedienta per soprano e orchestra (1998, rev. 2001) 30′ prima es. it.
Olga Neuwirth (1968)
Zefiro aleggia …nell’infinito… per fagotto e orchestra (2004) prima es. ass.
commissione della Biennale di Venezia
Luigi Nono (1924-1990)
Epitaffio I “España en el corazon” studi per soprano, baritono, coro parlato e strumenti, su testi di F. García Lorca e P. Neruda (1951) 11′
1. Tarde – 2. La guerra – 3. Casida de la rosa
Epitaffio III “Memento. Romance de la Guardia civil española” per voce recitante, coro parlato e orchestra (1953) 18′ prima es. it.
ore 22.30
Sala Rossi – Teatro La Fenice
KLANGFORUM WIEN
direttore Beat Furrer
baritono Otto Katzamaier
Salvatore Sciarrino
Quaderno di strada 12 canti e un proverbio per baritono e strumenti (2003) 60′ prima es. it.
in collaborazione con Forum Austriaco di Cultura
Un triplice appuntamento avvia il 48. Festival Internazionale di Musica Contemporanea diretto da Giorgio Battistelli: sul palco del Teatro Malibran prima e poi al Teatro La Fenice l’ampio ensemble viennese dei Klangforum e l’Orchestra del Teatro La Fenice, legata al festival della Biennale fin dalle sue origini.
Una maratona musicale che inizia alle 18.00 e prosegue per tutta la serata con le musiche – in prima italiana – di Arvo Pärt, per la prima volta alla Biennale Musica, di Salvatore Sciarrino, Beat Furrer, Georg Friedrich Haas, Johannes Maria Staud e di Olga Neuwirth, che presenta un brano dedicato a Nono commissionato dalla Biennale. Del musicista veneziano, invece, saranno eseguiti due dei suoi celebri Epitaffi, di cui il terzo non è mai stato eseguito in Italia. Il concerto delle ore 20.00 sarà trasmesso dalla Fenice in diretta su Rai Radio 3.
Il primo concerto, alle 18.00 al Teatro Malibran, ha per protagonista il Klangforum Wien, che “New York Times”, “Financial Times”, “Guardian” considerano il gruppo europeo di nuova musica più vitale, con un repertorio che spazia dalla Seconda Scuola di Vienna ai giovani compositori, dal jazz sperimentale all’improvvisazione. L’evoluzione da un’idea di musica contemporanea precisa, verso orizzonti più ampi, ha guadagnato al Klangforum un pubblico di affezionati che segue i suoi concerti un po’ ovunque, quasi fosse una rock band. Fondato nel 1985 da Beat Furrer e oggi pronto a celebrare il suo ventennale, l’ensemble austriaco ha al suo attivo prime mondiali di autori contemporanei come Wolfgang Rhim, Olga Neuwirth, Salvatore Sciarrino, Wieland Kurz, Luciano Berio, che per il gruppo ha scritto Cronaca del luogo; collaborazioni con registi teatrali della statura di Christoph Marthaler, che ha invitato l’ensemble alla Zurich Schauspielhaus nel 2002 per un progetto di teatro musicale; direzioni prestigiose, da Arturo Tamayo (1993) a Mauricio Kagel (1994).
Il programma del Klangforum per il concerto di apertura del festival comprende tutti brani inediti per l’Italia di autori appartenenti ad una omologa area espressiva: Wer, Winn ich schriee…hörte mich… (1999) di Georg Friedrich Haas, Black Moon (1988) di Johannes Maria Staud, ispirato all’omonimo film sperimentale di Louis Malle, e nuun, acclamato nel 1996 a Salisburgo, di Beat Furrer.
Il concerto inaugurale, che segue alle 20.00 al Teatro La Fenice e in diretta su Rai Radio 3, è significativamente affidato all’Orchestra che fin dal 1930, anno della sua fondazione, ha accompagnato il Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia, scandendone tutti i più prestigiosi appuntamenti. Per questa 48.a edizione, un programma d’autore che si affida al potere incantatorio della musica di Arvo Pärt – per la prima volta ospite della Biennale con un brano corale in prima esecuzione italiana, Come Cierva Sedienta – e che omaggia Luigi Nono con l’esecuzione di due dei suoi famosi Epitaffi a García Lorca (il terzo in prima italiana) e con la dedica di Zefiro aleggia… nell’infinito commissionato alla scrittura rigorosa e visionaria assieme dell’austriaca Olga Neuwirth, uno dei nomi di maggior risonanza della musica contemporanea.
Orchestra e Coro del Teatro della Fenice (Foto repertorio Biennale)
Sul podio del Teatro La Fenice dirige il concerto Bernhard Kontarsky, leggendario pianista e interprete di riferimento della nuova musica, particolarmente congeniale alle opere di Hans Werner Henze – di cui ha diretto la recente ripresa di Boulevard Solitude e Venus and Adonis a Francoforte e a Genova – e che ha diretto anche opere, molte in prima assoluta, di Luigi Nono, Violeta Dinescu, Rolf Riehms, Bernd Alois Zimmermann, Ekkehard Mayer. Interpreti degli Epitaffi di Nono i soprani Alda Caiello e Patricia Rozario, mentre un virtuoso del fagotto come Pascal Gallois per la novità della Neuwirth.
Il concerto conclusivo della prima giornata del festival, alle 22.30 nella Sala Rossi del Teatro La Fenice, vede di nuovo in scena il Klangforum Wien, duttile interprete di tante partiture contemporanee, che presenta per la prima volta in Italia Quaderno di strada di Salvatore Sciarrino, confermando il sodalizio con il compositore siciliano dopo Luci mie traditrici e Macbeth. “Lo scopo di un quaderno di appunti – annota Sciarrino – è anche il suo termine: riempirsi di parole e di segni. Ovvero: scoperto il mondo, avendo scelto di tenerne una piccola parte per sé, il quaderno viene chiuso e messo via. Dai frantumi di totalità perdute si formano ulteriori costellazioni, altri percorsi. Ecco dove attingo materia per creare la mia musica e quei titoli che stupiscono molti. Possiedo numerosi magazzini di testi, magazzini di titoli. Ciò che raccolgo non ha origini solo letterarie, ma viene pure dalla verbalità, così come da iscrizioni o graffiti sui muri. Compagno d’ogni giorno, il quaderno si integra nella metafora del viaggio. Potremmo cadere in errore se credessimo che tale metafora ci segua ovunque; invece siamo noi, forse, la sua ombra».
PREZZI DEI BIGLIETTI
Teatro La Fenice
▪ platea e palchi centrali 25 € ▪ palchi laterali 15 € ▪ galleria e loggione 10 €
▪ palchi laterali/ galleria e loggione 5 € ridotto studenti (Fino ad esaurimento posti)
Sala Rossi ▪ 10 € biglietto intero ▪ 5 € ridotto studenti
Teatro Malibran▪ 16 € intero ▪ 13 € ridotto ▪ 5 € ridotto studenti
INFORMAZIONI
www.labiennale.org
Call Center Vela Hello Venezia, tel. 041.24.24 (tutti i giorni, h 7.30 – 20.00)
Schede
Georg Friedrich Haas (Graz – Austria, 1953) – Studia composizione con Gösta Neuwirth e pianoforte con Doris Wolf presso la Musikhochschule di Graz, dove poi, dal 1978 al 1997 insegnerà contrappunto e tecniche di composizione contemporanea, analisi e introduzione alla musica microtonale. Dal 1981 al 1983 studia con Friedriech Cerha alla Musikhochschule di Vienna. Nel 1991 segue un corso di informatica musicale per compositori all’Ircam di Parigi. Nel 1992 vince il premio Sandoz e nel 1996, con l’opera da camera de Nacht, presentata in prima al Festival di Bregenz, vince il premio Ernest Krenek della città di Vienna. Nel 1999 partecipa alla sezione «Next Generation» del festival di Salisburgo. Le sue opere sono state presentate in molti festival: Berlino, Colonia, Francoforte, Graz, Darmstadt, Stoccarda, Parigi, Oslo, Zurigo, Siviglia, Barcellona. Nel 1997 lascia il lavoro di insegnante per dedicarsi unicamente alla composizione, trasferendosi in Irlanda.
Johannes Maria Staud (Innsbruck – Austria, 1974) – Studia alla Musikhochschule di Vienna con Michael Jarrell (composizione), Iván Eröd (armonia e contrappunto), Dieter Kaufmann (composizione elettro-acustica); con una borsa di studio accede alla Hanns Eisler-Hochschule für Musik di Berlino, dove studia composizione al fianco di Hanspeter Kyburz e segue un corso di specializzazione in composizione con Brian Ferneyhough. Fonda, con un gruppo di compositori, il Gegenklang a Vienna, che promuove concerti di nuova musica. Nel 1999/2002 vince la borsa di studio della Alban Berg Stiftung; nel 2000 il primo premio all’Hanns Eisler Composers Competition di Berlino con Villeicht zunächst wirklich nur, pezzo che verrà diretto nel 2002 da Simon Rattle; nel 2001 un premio speciale per la musica della Repubblica Austriaca e nel 2002 il premio di composizione della Salzburger Osterffestspiele. La sua musica è stata presentata in molti festival – a Graz, Basilea, Vienna, Berlino, Darmstadt, Zagabria, Parigi, Colonia, Tallinn, Kassel – e parecchi brani sono nel repertorio della Vienna Radio Symphony Orchestra, dell’Ensemble Modern, del Klangforum Wien, dell’Ensemble Intercontemporain e del WRD Choir di Colonia. A maggio ha debuttato alla Biennale di Monaco con un’opera da camera su libretto di Durs Grünbein; sta inoltre lavorando ad un pezzo per orchestra commissionato dalla Berliner Philharmoniker che debutterà nel 2005 con la direzione di Simon Rattle.
Beat Furrer (Schaffhausen – Svizzera, 1954) – È il fondatore e l’anima del Klangforum Wien, che dirige dall’85. Nato a Schaffhausen, Beat Furrer si trasferisce ventenne a Vienna, dove si svolge la sua carriera e guadagna visibilità internazionale. Studia composizione con Roman Haubenstock-Ramati e direzione d’orchestra con Otmar Suitner.
Klangforum Wien (archivio Biennale)
Commissionata dall’Opera di Stato di Vienna, Beat Furrer scrive la sua prima opera, Die Blinden, dalla pièce di Maurice Maeterlinck ispirata all’Allegoria della caverna di Platone. Il lavoro è presentato con successo nel 1989 al Wien Modern Festival. Nel 1994, la seconda opera di Beat Furrer, Narcissus, è presentata al Steirischer Herbst Festival di Graz. Claudio Abbado dirige invece la prima di Face de la Chaleur per flauto e orchestra al Musikverein di Vienna. Il suo concerto per due pianoforti, nuun, debutta al Festival di Salisburgo nel 1996. Dal 1991 Beat Furrer è professore di composizione presso l’Università di musica e arte drammatica di Graz.
Arvo Part
Arvo Pärt (Paide – Estonia, 1935) – La musica di Arvo Pärt, che affiora dal silenzio e al silenzio ritorna con tutto il suo potere incantatorio, è nota al mondo intero e ha conquistato una popolarità insolita alla musica contemporanea, facendo del compositore estone, approdato ad una strada così personale dopo un lungo travaglio sperimentale, un oggetto di culto da parte di veri e propri fan, con milioni di dischi venduti e siti a lui dedicati.
Una popolarità che esplode quando agli inizi degli anni ’80 Arvo Pärt lascia Tallinn e si stabilisce prima a Vienna e poi a Berlino, dove attualmente risiede. Ma è in Estonia che si svolge il suo percorso artistico: a Tallinn, dove lavora per la radio estone e scrive musica per il cinema e la televisione (1958/1967), e contemporaneamente studia composizione con Heino Eller, diplomandosi al Conservatorio nel 1963. L’Estonia vive sotto l’occupazione sovietica: Pärt, come tanti compositori della sua generazione, ha scarso accesso a quello che accade nella musica in Europa occidentale, eppure è il primo a utilizzare il metodo dodecafonico in Nekrolog (1960), la prima partitura per orchestra che inaugura anche la sua fase sperimentale. Come Nekrolog, le opere degli anni ’60 esplorano tutte le tecniche, da quella seriale a quella aleatoria, fino ai collages sonori – che Pärt crea prendendo a prestito materiali di altri compositori, da Bach a Ciaikovskij, per inserirli in una struttura seriale. Sono gli anni di Meie aed e Maailma samm, due composizioni corali che vincono il primo premio al concorso dell’Associazione dei giovani compositori di Mosca (1962); della Sinfonia n.1 e di Perpetuum mobile (1963); di Collage sur B.A.C.H e Credo per pianoforte orchestra e coro (1968). Da un lungo periodo di silenzio, in cui Pärt studia la musica medievale (Machaut, Ockeghem, Obrecht e Josquin) nasce la Sinfonia n.3 (1971), che diverge profondamente dai suoi lavori precedenti: struttura polifonica, ritmo e melodia, linguaggio tonale.
L’anno successivo compone una cantata sinfonica, Lied an die Geliebte, a cui segue un nuovo periodo di silenzio, da cui Pärt riemerge quattro anni dopo, avendo trovato la voce che cercava. Il suo nuovo stile compositivo è annunciato da un pezzo per pianoforte solo, Für Alina, il primo ad essere composto con la tecnica del tintinnabulum. È Pärt stesso a definire il suo nuovo stile “tintinnabuli», una parola che «evoca anche il suono delle campane, l’idea di un suono che è statico e fluido al tempo stesso».
Fratres, Cantus In Memoriam Benjamin Britten e Tabula Rasa, sono fra le sue più importanti composizioni di questo periodo (1977). Ma il giudizio ufficiale sulla musica di Pärt oscilla però tra due estremi, alcuni lavori erano lodati e altri, come il dodecafonico Credo del 1968, vietati. Paradossalmente, racconterà Pärt a Venezia lo scorso anno, le autorità dell’Est europeo consideravano reazionario ciò che per l’Occidente era il massimo dell’avanguardia progressista. Lasciata l’Estonia, Pärt si è concentrato su testi religiosi, con cori e ensemble che hanno trovato popolarità in tutto il mondo. Fra i suoi lavori più importanti di questo periodo: St. John Passion (1982), Te Deum (1984-86, rev. 1993) e Litany (1994); i pezzi corali Magnificat (1989) e The Beatitudes (1990). Il merito della diffusione della sua musica in Occidente va a Manfred Eicher con la sua ECM Records, all’Hilliard Ensemble guidato da Paul Hillier, che ha eseguito in prima assoluta molti dei suoi lavori corali, e a Neeme Järvi, un collaboratore di Pärt che ha diretto la prima del Credo a Tallinn nel 1968 e che ha fatto conoscere anche i primi lavori di Pärt.Arvo Pärt è stato nominato membro della American Academy of Arts and Letters. Nel 2003, riceve il Contemporary Music Award alla Classical Britsh Awards ceremony presso la Royal Albert Hall di Londra.
Olga Neuwirth
Olga Neuwirth (Graz – Austria 1968) – L’interesse all’intreccio tra musica e cinema caratterizza la sua scrittura, che progredisce attraverso tagli e collages, obbediente a una logica quasi narrativa, più visiva che sonora, e capace di portare l’ascoltatore in un labirinto di continue metamorfosi: «Il fatto è che una immagine si trasforma a contatto con le altre immagini, come un colore con gli altri colori» (O.Neuwirth).
E dal cinema la Neuwirth mutua una tecnica compositiva fatta di montaggio, primi piani, panoramiche, dissolvenze incrociate. Non è un caso che per la tesi di laurea alla Hochshule für Musik und Darstellende Kunst di Vienna, dove studia composizione con Erich Urbanner, prepara una tesi sulla musica di L’Amour à mort di Resnais, un film a sua volta costruito come una composizione musicale. Poi, all’Elektroakustisches Institut di Vienna, dove studia con Dieter Kaufmann e Wilhelm Zobl, la compositrice austriaca crea una sorta di «ipersuoni» che chiama «androgini» e che diventano un altro degli elementi costitutivi della sua musica. Nel 1993 è a San Francisco, dove studia al conservatorio con Elinor Armer e incontra Adriana Hölszky, Tristan Murail, Vinko Globokar, che avranno un’influenza determinante sulla sua musica. L’anno successivo segue un corso di informatica musicale all’Ircam di Parigi con Brian Ferneyhough. Ma già nel 1991, a 22 anni, Olga Neuwirth si guadagna l’attenzione internazionale con due mini opere presentate al Festival di Vienna, finché, nel 1998, le vengono dedicati due concerti nell’ambito della sezione «Next Generation» al Festival di Salisburgo. Nel 2000 succede a Magnus Lindberg come compositrice in residenza della Filarmonica Reale delle Fiandre, poi del Festival di Lucerna (2002).
Fra i suoi lavori: Locus…doublure…solus (2001) per pianoforte e ensemble o per pianoforte e orchestra – che quest’anno verrà eseguita a Helsinki, Strasburgo e Amsterdam; ecstaloop (2001) per soprano, voce recitante, ensemble e campionatore; torsion: transparent variation (2001) per fagotto e ensemble – di cui quest’anno ci saranno le prime americana e finlandese; Verfremdung/Entfremdung (2002) per flauto, pianoforte e nastro. Fra i lavori di teatro musicale, è dello scorso anno Lost Highways, ancora una volta ispirato al cinema, questa volta di David Lynch; sul versante visivo musicale è da citare un lavoro video con Dominique Gonzales Foerster.
Alla Neuwirth è stato inoltre commissionato un nuovo lavoro per pianoforte solo che debutterà in prima mondiale alla Ruhr Triennale Festival nel luglio 2007.
Fra i riconoscimenti ottenuti: Förderungspreis della città di Vienna, il premio Max Brand, il premio della fondazione Theodor Körner e il premio Ernst Krenk per l’opera Bählamms Fest.. Le sue opere sono state rappresentate in Austria e in molti festival europei: Wiener Festwochen, Stuttgarter Tage für Neue Musik, Festival de Donaueschingen, Musikprotokolle Graz, Voix Nouvelles à Royaumont, fra gli altri.
Luigi Nono compositore (1924-1990) Luigi Nono compositore (1924-1990, manifesto della mostra alla Fondazione Cini)
Luigi Nono (Venezia 1924 – Venezia 1990) – È al Teatro La Fenice e per la Biennale di Venezia che viene data la prima esecuzione assoluta in Italia di un’opera di Nono: Intolleranza, azione scenica da un’idea di Angelo Maria Ripellino (1961), con cui Nono tenta una nuova via al teatro musicale. Ancora per la Biennale, quasi a conclusione di un percorso artistico (sei anni dopo Nono mancherà), vedrà la luce una delle sue opere più pregnanti, quel Prometeo che tante polemiche aveva suscitato (1984). Musicista dello scandalo, politicamente e umanamente impegnato, animato da una forte tensione utopica (“Le mie opere partono sempre da un impulso umano: un evento, un’esperienza, un testo della nostra esistenza tocca il mio istinto e la mia coscienza e pretende che io, come musicista e come uomo, ne dia testimonianza”), Nono ha diviso e continuerà a dividere. Allievo di Gian Francesco Malipiero al Conservatorio di Venezia, poi di Bruno Maderna e Hermann Scherchen, dal 1950 al 1959 partecipa ai Ferienkurse di Darmstadt, dove vengono eseguiti i suoi primi brani, a partire da Variazioni canoniche sulla serie dell’op. 41 di Schönberg. A Darmstadt, fucina di nuove idee e di tutte le sperimentazioni, conosce Edgar Varèse, Karl Amadeus Hartmann, Rudolf Kolisch, Wolfgang Steinecke, Karlheinz Stockhausen, tutta la cerchia di insegnanti e allievi che allora animavano il centro. Ma nel 1959, la sua conferenza Presenza storica nella musica d’oggi provoca aspre reazioni e rotture.
È il periodo di Composizione n. 1, Polifonica-Monodia-Ritmica, Epitaffio per F. García Lorca, La victoire de Guernica, lncontri, Canti e del capolavoro Canto sospeso, su testi tratti dalle lettere dei condannati a morte della Resistenza europea, che, presentato a Colonia nel 1956, segna la prima grande affermazione internazionale di Nono.
Negli anni ’60 si dedica intensamente alla musica elettronica o per nastro magnetico: Omaggio a Vedova (1960) è la sua prima composizione con questa tecnica.
NeI 1969 scrive Non consumiamo Marx, poi Em Gespenstgeht um in der Welt, una cantata sulle parole iniziali del Manifesto di Marx ed Engels, Como una ola de fuerza yluz, l’opera Al gran sole carico d’amore, Sofferte onde serene… per pianoforte e nastro magnetico, Con Luigi Dallapiccola per sei percussionisti e strumenti elettronici, Fragmente-Stille, an Diotima per quartetto d’archi, Das atmende Klarsein su testi a cura di Massimo Cacciari, Io, frammento dal Prometeo.
Dall’autunno 1980 inizia le ricerche all’Experimentalstudio der Heinrich Strobel Stiftung des Südwestlunks E.V. di Friburgo. Matura in questi anni di intense ricerche un’idea del suono e dello spazio che, da sempre presente nell’opera del musicista veneziano, giunge a rovesciare completamente le logiche formalistiche del tradizionale comporre in musica. L’uso del live electronics, del computer, lo studio delle dinamiche spaziali, sono tutti aspetti di una ricerca che ha per obiettivo l’individuazione di percorsi «altri», di inattesi ascolti talvolta misteriosamente sfumati al limite dell’udibile.
Tra le opere decisive di questi anni figurano: A Carlo Scarpa architetto, ai suoi infiniti possibili per orchestra a microintervalli, A Pierre, Dell’azzurro silenzio, Inquietum, Risonanze erranti. Liederzyklus a Massimo Cacciari, Caminantes … Ayacucho per contralto, flauto basso, organo, due corni, orchestra a tre cori e live electronics, Découvrir la subversion: hommage a Edmond Jabès per contralto, basso, tuba bassa, coro, voce e live electronics, No hay caminos, hay que caminar… Andrej Tarkovskij per 7 cori. Poi, naturalmente, Prometeo, la grande opera che condensa anni di esperienze, dalla ricerca sulla mobilità del suono nello spazio al nastro magnetico a una nuova concezione del teatro che sfugge ad ogni classificazione.
Negli ultimi anni l’esecuzione delle sue opere porteranno Nono a Berlino, nell’Unione Sovietica, in Giappone. Dal 15 al 30 luglio 1989 partecipa a Festival dedicatogli dal “Centre Acanthes” di Avignone, con concerti, conferenze e corsi. Nel 1990 riceve il “Berliner Kunstpreis”. Muore l’8 maggio a Venezia.
Salvatore Sciarrino (Palermo – Italia, 1947) – Precocissimo, autodidatta, Sciarrino irrompe clamorosamente sulla scena musicale nel ’73, con Amore e Psiche, ma comincia a comporre all’età di 12 anni e la prima esecuzione di una sua opera risale al 1962, nell’ambito della IV settimana internazionale di Nuova Musica a Palermo. La sua precocità e il suo segno inconfondibile ci consegnano un catalogo eccezionalmente vasto e articolato, insieme a una discografia che ammonta a
quasi 50 CD, tra le più ricche di un autore vivente. L’originalità della sua ricerca, focalizzata sul rapporto suono/silenzio, si traduce nell’invenzione di un teatro musicale contemporaneo di assoluta radicalità, dove la musica comincia proprio ai limiti dell’impercettibile: «Con me la musica abita una regione liminare come i sogni, dove una cosa è e non è ancora, ed è anche un’altra cosa». Sciarrino ha vinto numerosi premi internazionali e ha composto per il Teatro alla Scala, la RAI, il Maggio Musicale Fiorentino, la Biennale di Venezia, il Teatro La Fenice, l’Opera di Genova, l’Arena di Verona, il Festival delle Nazioni, i Festival di Schwetzingen, Witten, Salisburgo, Wien Modern, Wiener Festwochen, Berliner Festspiele Musikbiennale, Holland Festival, Concertgebouw, London Symphony Orchestra e molte altre importanti istituzioni musicali italiane ed estere. A 30 anni è stato nominato direttore artistico del Teatro Comunale di Bologna (1978/80). Notevole spazio occupa l’attività didattica. Masterclass a parte: è professore nel Conservatorio dal 1974, insegnando a Milano, Perugia e Firenze. Non poca energia ha dedicato all’attività di teorico e divulgatore, ricordiamo qui Le figure della musica, da Beethoven a oggi (Ricordi, 1998) e Carte da suono scritti 1981-2001 (CIDIM – Novecento, 2001).
Bernhard Kontarsky – Pianista e interprete di riferimento della nuova musica, particolarmente congeniale alle opere di Hans Werner Henze – di cui ha diretto le recenti riprese di Das verratene Meer, Boulevard Solitude e Venus und Adonis a Londra, a Francoforte e a Genova – e concertatore di molte prime assolute, segue gli studi musicali a Colonia (Premio Mendelssohn per la musica da camera). Dirige inizialmente all’Opera di Bonn, e successivamente Ferdinand Leitner lo chiama al Teatro di Stato di Stoccarda. Dal 1981 al 2003 ha tenuto la cattedra di “musica nuova” all’Accademia di musica di Francoforte. È stato direttore ospite al Teatro di Stato di Stoccarda (Intolleranza 1960 di Luigi Nono, Die Soldaten di Bernd Alois Zimmermann, registrato su un CD Teldec che ha ricevuto nel ’92 il Premio Internazionale del Disco dalla critica tedesca…), alla Deutsche Oper di Berlino (Moses und Aron di Schönberg), all’Opéra National di Parigi (prima mondiale di Nosferatu di Pascal Dusapin, Lulu di Berg), alla Bayerische Staatsoper di Monaco, alla Deutsche Oper am Rhein di Düsseldorf (nuovo allestimento di Wozzeck di Alban Berg), alla Wiener Staatsoper, al Teatro Bolshoi di Mosca e al Teatro Kirov di San Pietroburgo. Tra gli impegni delle ultime stagioni, si segnalano il Boris Godunov che ha aperto la stagione 2003-04 al Grand Théâtre de Genève, la prima assoluta dell’opera Les Nègres di Michael Lévinas all’Opéra National di Lione e Il prigioniero di Dallapiccola a Nancy.