Norberto Bobbio, senatore a vita e presidente onorario della Société Européenne de la Culture, è morto

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E’ morto il senatore a vita Norberto Bobbio: aveva 94 anni. Ricoverato all’ospedale Molinette di Torino il 27 dicembre scorso per uno scompenso cardiaco e una crisi respiratoria, non si è più ristabilito: da giovedì era in coma irreversibile. Mercoledì mattina era stato trasferito dal reparto di medicina d’urgenza a quello di cardiologia universitaria, dove lavora anche il figlio Marco.

Con il filosofo Norberto Bobbio scompare la coscienza critica della sinistra italiana. È stato l'”oracolo” al quale, periodicamente, e soprattutto nei momenti più critici della storia contemporanea italiana, politici e intellettuali della sinistra hanno fatto ricorso. Sempre sorprendendoli, gettando nel pensiero politico l’inquietudine di chi – come lui – sentiva di appartenere alla categoria di uomini che “non sono mai contenti di se stessi”. L’eredità della riflessione politica lasciata da Bobbio alla sinistra italiana è riassumibile in una via che lui stesso ha chiamato “la politica dei diritti”.

Storico e fautore del socialismo liberale (o del suo equivalente liberalsocialismo) Bobbio, il 2 gennaio 1992, sulla Stampa dà questo segnale di svolta: “La formula socialismo liberale è semplicistica e ambigua. Io ho seguito un’altra strada: è la via più concreta, e anche emotivamente più eccitante, della politica dei diritti, degli uomini e delle donne, dei bambini e dei vecchi, dei malati e degli emarginati, in difesa di tutte le minacce che possono venire alle libertà e alla dignità dell’uomo dall’irresistibile e irreversibile progresso tecnico. Di fronte a una nuova carta dei diritti cadrebbero tutte le differenze artificiose e sempre più ridicole, fra comunisti, ex comunisti, socialisti delle varie denominazioni, che, dividendo la sinistra, l’hanno sempre indebolita”.

Il 7 novembre ’98 Walter Veltroni, segretario dei Ds, sintetizza così la gratitudine di tutta la sinistra verso Bobbio: “Gli siamo debitori. Se la sinistra ora è al governo in molti Paesi d’Europa lo dobbiamo a uomini come Bobbio”. Pochi mesi prima del successo di Forza Italia nelle elezioni del ’94 che portarono Silvio Berlusconi alla guida del Paese, esce un’opera che rinverdisce la notorietà di Bobbio come politologo: “Destra e sinistra”. Nel volume il filosofo pone il discrimine tra i due schieramenti. Nel suo sogno politico, una democrazia dell’alternanza “senza fascisti né comunisti” (La Stampa, 11 dicembre ’94), Bobbio afferma che lo spazio della sinistra si esprime in quella “tendenza a rimuovere gli ostacoli che rendono gli uomini e le donne meno uguali”.

Il concetto è ribadito il 6 luglio ’95: “Il senso della storia delle sinistra è uno solo: il perseguimento, non mai definitivo, della giusta società”. Cinque mesi prima, alla ristampa di “Destra e sinistra” (dopo 240 mila copie vendute) aveva scritto: “Sino a che vi saranno uomini il cui impegno politico è mosso da un profondo senso di insoddisfazione e di sofferenza di fronte alle iniquità delle società contemporanee, questi terranno in vita gli ideali che hanno contrassegnato da più di un secolo tutte le sinistre della storia”. Centrali, nella militanza intellettuale di Bobbio, sono gli interventi sulla pace e sulla guerra. Senza pace non trovano espressione, per Bobbio, sia la democrazia sia il libero esercizio dei diritti umani. Di fronte a uno stato aggressore, come quello di Saddam Hussein che viola il diritto internazionale, Bobbio parla di “guerra giusta”, arrivando però a definire “odiosi e indegni di una nazione civile” i bombardamenti americani su Bagdad avvenuti più tardi, nell’ estate del ’93, per ritorsione contro il fallito attentato a George Bush in Kuwait.

Il suo sì alla “guerra giusta” è sempre travagliato. Per nulla affascinato dal parallelo fatto da alcuni tra Hitler e Milosevic, il 15 aprile del ’99 Bobbio dice alla rivista Liberal che il tiranno “deve essere abbattuto”, sospendendo però il giudizio sull’azione bellica. Il 16 maggio, sulla Stampa, scioglie la riserva, ridando fiato ai critici dell’intervento armato: “Assistiamo ad una guerra che trova la propria giustificazione nella difesa dei diritti umani, ma li difende violando sistematicamente anche i più elementari diritti umani del Paese che vuole salvare”. È, infine, con le lenti del politologo che Bobbio guarda al “tragico enigma” della presenza del male nella società. La conclusione è quel pessimismo che, il 7 dicembre ’94, gli fa dire, come l’ uomo semplice: “In questo mondo non c’è giustizia”.

La vita e le opere del professore Norberto Bobbio

Norberto Bobbio nacque a Torino il 18 ottobre 1909. Il padre Luigi, originario della provincia di Alessandria, era uno dei più noti chirurghi della città, primario all’ospedale San Giovanni. Gli anni della sua formazione vedono Torino come centro di grande elaborazione culturale e politica. Al Liceo Massimo D’Azeglio conosce Vittorio Foa, Leone Ginzburg, Cesare Pavese.

All’Università diventa amico di Alessandro Galante Garrone. Si laurea in legge e filosofia. Dopo aver studiato Filosofia del Diritto con Solari, insegna questa materia a Camerino (1935-38), a Siena (1938-40), e a Padova (1940-48), dove conosce e frequenta un altro grande teorico, il professore Umberto Campagnolo (1904-1976), segretario generale del Movimento Federalista Europeo. Il suo peregrinare per l’Italia lo porta a frequentare vari gruppi di antifascisti. A Camerino conosce Aldo Capitini e Guido Calogero e comincia a frequentare le riunioni del movimento liberalsocialista.

Da Camerino si trasferisce a Siena, dove collabora con Mario delle Piane, e infine, nel 1940, a Padova, dove diventa amico di Antonio Giuriolo. Collabora anche con il gruppo torinese di Giustizia e Libertà, con Foa, Leone e Natalia Ginzburg, Franco Antonicelli, Massimo Mila.

Nel ’42 aderisce al partito d’azione. A Padova collabora con la Resistenza, frequentando Giancarlo Toniolo e Silvio Trentin. Viene arrestato nel 1943. Nel dopoguerra insegna Filosofia del Diritto all’Università di Torino (1948-72) e Filosofia della politica, ancora a Torino, dal 1972 al 1979. Dal 1979 è professore emerito dell’Università di Torino. Una storia, quella di Bobbio, caratterizzata dalla scelta di non essere protagonista della vita politica attiva anche se è sempre stato presente e partecipe, diventandone un punto di riferimento, del dibattito intellettuale e politico degli ultimi trenta anni.

Nel 1966 sostiene il processo di unificazione fra socialisti e socialdemocratici. Ed è del 1984 la polemica che il filosofo apre con la “democrazia dell’applauso” varata da Craxi nel Congresso di Verona. Bobbio la attacca apertamente e Pertini, in una lettera alla moglie del filosofo Valeria Cova, scrive: “Glielo dica, glielo dica, i suoi giudizi sono anche i miei”. Nel luglio dello stesso anno Pertini lo nomina senatore a vita.

Dal 1963 viene nominato presidente onorario della Société Européenne de Culture, fondata nel 1950 a Venezia da Umberto Campagnolo, dove la società ha sempre mantenuto la propria sede centrale e internazionale. Fra i soci si annoverano: Julien Brenda, Patrick M.S. Blackett, André Breton, Marc Chagall, Benedetto Croce, Eugenio d’Ors, Mircea Elide, Johns B.S. Haldane, Jaroslaw Iwaskiewicz, Louis Jouvet, Gianfrancesco Malipiero, Stephen Spender, Eustace m.W. Tillyard, Giuseppe Ungaretti, Hans Urs von Balthasar… La SEC nel contempo organo di studio e azione, si occupa del rapporto tra cultura e politica.

Bobbio ha ricevuto la laurea ad honorem nelle Università di Parigi, di Buenos Aires, di Madrid, di Bologna, di Chambery. È stato a lungo direttore della Rivista di Filosofia insieme con Nicola Abbagnano. Il suo testamento filosofico e politico è contenuto nella sua vasta produzione intellettuale classificata dal Centro Studi Pietro Gobetti di Torino in circa 5000 titoli tra volumi, saggi, lezioni, articoli, recensioni e interviste.

Il volume più significativo soprattutto per i suoi risvolti politici è considerato “Destra e Sinistra” (1994). Andando a ritroso nel tempo troviamo “L’età dei diritti”; “Thomas Hobbes”; “Il terzo assente”; “Maestri e compagni”; “Il futuro della democrazia”; “I problemi della guerra e le vie della pace”; “Quale socialismo”; “Una filosofia militante: studi su Carlo Cattaneo”; “Saggi sulla scienza politica in Italia”; “Profilo ideologico del Novecento Italiano”; “Da Hobbes a Marx” del 1965. Titoli che documentano il cammino del pensiero del filosofo torinese che ha dedicato la prima parte della sua produzione al diritto e alla scienza giuridica.

Le prime reazioni diramate dagli uffici stampa

Il presidente del Senato on. Marcello Pera: «Era un riferimento per la libertà»

Roma, 9 gennaio 2004. “Ci stavamo rassegnando a non sentirlo e a non parlargli, ma la scomparsa di Norberto Bobbio ci procura ugualmente un grande dolore. Bobbio non è mai stato un politico in senso stretto, ma è stato l’intellettuale che più di altri ha influenzato la politica nell’Italia repubblicana”: così ricorda il presidente del Senato, Marcello Pera. Bobbio – prosegue Pera – “si oppose alla dittatura fascista, scosse le certezze del liberalismo di Benedetto Croce, richiamò duramente i marxisti al rispetto della teoria e pratica delle libertà politiche, polemizzò con i socialisti per il loro dogmatismo prima e pragmatismo dopo”. E ancora: “Fu un pungolo intellettuale, come amava considerarsi, austero, severo, critico delle idee ricevute e anche con se stesso. Contro tutte le ideologie, sostenne sempre la filosofia delle libertà concrete e il metodo della discussione, e anche quando da ultimo cadde l’ideologia del comunismo, Bobbio mise tutti coloro che applaudivano in guardia contro l’illusione di seguire il corso apparentemente solo progressivo della storia. Il suo ultimo progetto di dare una base teorica alla sinistra è ancora elemento di discussione intellettuale e confronto politico. Il suo pensiero e il suo esempio di uomo schivo e studioso profondo, di testimone distaccato ma partecipe degli eventi della storia e della politica sono un patrimonio di tutti. A nome del Senato – conclude Pera – orgoglioso di averlo avuto senatore a vita, e a nome mio personale, esprimo al mondo della cultura, ai familiari, agli allievi di Bobbio il mio profondo cordoglio”.

Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi: “Legato da una profonda amicizia”

“Sono profondamente addolorato dalla notizia della scomparsa del senatore Norberto Bobbio al quale mi legavano comunanza ideale ed una lunga e fraterna amicizia. L’Italia perde un uomo fiero e giusto, dalla personalità straordinaria, rigoroso e sensibile, curioso e sagace”. Così il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ricorda il filosofo scomparso, in un messaggio inviato alla famiglia. “Cerchiamo conforto nel ricordo di questo maestro di libertà, coscienza critica della nazione, modello di fervida e tenace sollecitudine per la democrazia, testimone lucido e coerente di quei valori di libertà e giustizia che sono fondamenta della repubblica. Attento studioso delle regole della democrazia e convinto assertore del metodo del dialogo e del confronto scrive Ciampi – ha saputo unire l’impegno intellettuale ad una vita operosa per il bene comune, nella convizione che la “Virtu” dei cittadini coincida con “L’Amor di Patria”. Il suo ricordo, la sua testimonianza di vita rimarranno un riferimento essenziale, un valido esempio per le giovani generazioni. In questo doloroso momento – conclude Ciampi – insieme a tutti gli italiani, sono vicino ai familiari con sentimenti di intensa partecipazione e di commossa solidarietà”.

Vittorio Foa: “ci ha aiutato ad amare la democrazia”

“Ha aiutato gli italiani a vivere come collettività, ad essere civili l’uno con l’altro, a cercare la giustizia contro l’ingiustizia, contro gli squilibri, contro le violenze. Questo ci ha insegnato Bobbio. A vivere collettivamente, a pensare ad amare la democrazia ma anche a conoscerne i limiti e a correggerli perché la democrazia deve essere aiutata e valorizzata, ma anche corretta”. Questo il commento di Vittorio Foa alla morte di Norberto Bobbio di cui era amico da sempre. “Ero un suo amico, lo sono stato sempre. Abbiamo preso la laurea insieme nel 1931 – ha aggiunto – per me è anche un dolore personale”.

Walter Weltroni, sindaco di Roma: “a disagio di fronte agli elogi”

“In più di un’occasione, anche quando a Torino, nell’Aula Magna della sua Università, partecipò ai festeggiamenti per i suoi novant’anni, Norberto Bobbio confessò di essere sempre a disagio di fronte ai tanti elogi che gli venivano rivolti, sentendosi costantemente, in realtà, ‘inseguito e perseguitato dal dubbio’ “. Così il sindaco di Roma Walter Veltroni commenta la morte del filosofo. “D’altra parte – prosegue Veltroni – l’antiretorica era uno dei tratti più significativi di quella cultura azionista alla quale Bobbio rimase sempre legato. Oggi che l’Italia lo perde, è impossibile però non sottolineare ancora una volta quanto il suo insegnamento e i suoi studi, la sua moralità e le sue idee, siano state un riferimento fondamentale per chi ha a cuore e sostiene la giustizia sociale e fra gli uomini, e la libertà di ogni individuo”.

Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia: “lascia un vuoto nella cultura”

“La morte di Norberto Bobbio lascia un vuoto nella vita culturale del nostro Paese – dice Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia -. Scompare un uomo di cultura che ha vissuto intensamente le vicende intellettuali e politiche del Novecento, e che ha sempre testimoniato con coerenza e con rigore le proprie idee e la propria appartenenza, con un esemplare rigore morale ed intellettuale, ottenendo il rispetto di tutti. Di lui soprattutto – aggiunge Bondi – rimane vivo il tentativo di conciliare i principi fondamentali del liberalesimo con la perenne ansia di giustizia del socialismo non marxista”.

Piero Fassino, segretario dei DS: “coscienza democratica”

“Credo che in questo momento non possiamo che ricordare quanto Norberto Bobbio sia stato l’interprete della coscienza democratica di questo Paese”: così il segretario nazionale del Ds, Piero Fassino, ha ricordato il filosofo e senatore a vita torinese Norberto Bobbio. “Ha educato intere generazioni – ha aggiunto Fassino – all’etica pubblica e allo spirito civico. È stato un uomo decisivo nel far ricordare alla Sinistra che libertà e uguaglianza sono due valori inscindibili. Dobbiamo ricordarlo con un sentimento di grande gratitudine. Bobbio – ha concluso – è stato un grande maestro che lascia un segno nella cultura di milioni di persone”.

Marcello Veneziani: “nobilitato dal dubbio”

“Norberto Bobbio è un autore che ha segnato la mia formazione culturale, anche se in senso polemico”. A ricordarlo così è Marcello Veneziani, esponente della destra culturale, che spesso si è scontrato negli anni con il filosofo torinese, al punto da scrivere un libro contro il suo “Destra e sinistra”, intitolato polemicamente “Sinistra e destra”. “Ho trovato sempre significativi i suoi scritti, i suoi dubbi – spiega Veneziani – e la sua posizione spesso critica nei confronti delle idee che aveva abbracciato e professato. Questo mi è sempre sembrato il lato più nobile”. Con Bobbio, Veneziani racconta di aver avuto “una polemica che si è andata rasserenando negli anni con un lungo carteggio, in parte privato in parte pubblico, in cui abbiamo discusso su temi che riguardano il ‘900”.

Nicola Mancino, ex presidente del Senato: “ha onorato l’Università”

“Nel corso della sua lunga e feconda esistenza il professor Norberto Bobbio ha onorato l’Università, il Parlamento e il Paese con un magistero sempre lucido e rigoroso che ha illuminato la filosofia e la scienza politica ben oltre i confini italiani”. Nicola Mancino ricorda cosi il collega del Senato e il grande filosofo della politica. “Per non poche generazioni di studiosi e di politici – dice ancora il senatore della Margherita – è stato un esempio di strenua difesa del principio democratico, e quando nel 1984 fu chiamato dal presidente Pertini a ricoprire il prestigioso ufficio di senatore a vita, portò in parlamento le virtù di quella che egli stesso aveva definito l’ “Italia civil”. Prima e per molti anni da collega sui banchi di Palazzo Madama, e poi da presidente del Senato, mi onoro di avere avuto da Norberto Bobbio esempi di coerenza morale e politica, e lo ricordo come un amico dalle profonde qualità umane, che con me fu prodigo di consigli e di insegnamenti”.

Francesco Rutelli, leader della Margherita: “sono addolorato”

“Profondo dolore”, è il sentimento con cui Francesco Rutelli ha accolto la notizia della morte di Norberto Bobbio. “Scompare – scrive Rutelli in una nota – il filosofo della libertà; l’ “azionista” della democrazia. Bobbio ha accompagnato la vita repubblicana nella seconda metà del ‘900, con una visione di intransigenza civile che è lezione per l’intero Paese, generazione dopo generazione”. “Tra i suoi molteplici interessi e lasciti intellettuali – conclude il leader della Margherita – vorrei personalmente ricordare la sua passione gobettiana; e la originale esplorazione della non-violenza in politica, la sua attenzione nei confronti dell’esperienza gandhiana per riferirne l’eredità alle democrazie europee”.